Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)

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mercoledì 9 maggio 2012

Elif Batuman. I posseduti




Elif Batuman, "I posseduti. Storie di grandi romanzieri russi e dei loro lettori" (Einaudi, pagg. 318, rilegato, euro 20).


L'autrice (trentacinquenne, ricercatrice all'Università di Istanbul) racconta le sue avventure e disavventure nelle meraviglie della letteratura russa, dopo sette anni di dottorato sulla forma del romanzo russo a Stanford, viaggi in sperduti villaggi uzbeki, estati a Samarcanda e giornate in balìa di improbabili studiosi ubriachi.


"Leggendo I posseduti il lettore imparerà alcune cose:
1) Sopravvivere alle attenzioni di un dottorando di filosofia neokantiana a Samarcanda.
2) Dimostrare, a un convegno di tolstojani, che Tolstoj è stato assassinato.
3) Scoprire affinità e divergenze tra il proprio fidanzato e un Demone di Dostoevskij"


"Non so se finii col parteggiare per gli accademici [rispetto agli scrittori del corso di scrittura] solo perché casualmente finii nella scuola di specializzazione, o se finii nella scuola di specializzazione perché già parteggiavo in segreto per gli accademici. A ogni modo, smisi di pensare che la «teoria» avesse il potere di rovinare la letteratura a chiunque, o che fosse possibile compromettere qualcosa che si amava studiandola. Era davvero tanto inconsistente l’amore? L’essenza dell’amore non era forse la sua capacità di indurre a voler imparare sempre di piú, a immergersi, a diventare posseduti?"


"I posseduti, come il romanzo e come la critica letteraria (generi a cui allo stesso tempo appartiene e che trascende), è il racconto di una storia d'amore. Come il protagonista della Montagna magica di Thomas Mann, che arriva in un sanatorio svizzero per una visita di tre settimane al cugino e vi rimane per sette anni a causa, si può dire, dell'amore, cosí Elif Batuman a tutto pensava tranne che a dedicarsi alla vita accademica: eppure resterà a Stanford sette anni per un dottorato sulla forma del romanzo russo"

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