Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)

Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)

sabato 29 settembre 2012

Il cappello di Mr Briggs. Il primo omicidio ferroviario




Kate Colquhoun, "Il cappello di Mr Briggs. Ovvero il mistero della carrozza 69" (Einaudi, pagg. 350, rilegato, euro 20)

Curioso libro di storia che racconta il primo omicidio ferroviario (il primo omicidio avvenuto su un treno) della storia inglese, e il processo che ne seguì, sullo sfondo della Londra vittoriana.

"La sera del 9 luglio 1864, Thomas Briggs, benestante bancario della City, grigia figura della grigia Londra vittoriana, prende il solito treno per tornare a casa. A malapena si accorge di salire sulla carrozza 69: di certo ignora di star entrando, a suo modo, nella storia. Pochi minuti e alcune stazioni dopo, due pendolari trovano lo scompartimento vuoto e i sedili sporchi di sangue. Piú in là due signore si lamentano col capotreno di essersi macchiate i vestiti per alcune gocce di una sostanza rossa entrata dal finestrino. Immediatamente le autorità ferroviarie capiscono che un orribile delitto si è appena consumato all'interno della carrozza 69.
L'opinione pubblica è sconvolta. Per la prima volta in Inghilterra il treno diventa il palcoscenico di un omicidio: da rassicurante e benevolo simbolo del progresso, il nuovo mezzo di trasporto svela la sua natura minacciosa, annunciandosi come un luogo pericoloso dove la violenza che attraversa la società può manifestarsi indisturbata. Spinta dalle pressioni della popolazione, del governo e dell'industria ferroviaria, Scotland Yard sguinzaglia i suoi uomini migliori: il nuovo, sceltissimo corpo di detective, un manipolo di investigatori in borghese già elevati a leggenda di infallibili segugi da scrittori e giornalisti. Inizia cosí una caccia all'uomo che non si limita alle strade di Londra ma proseguirà in un vero e proprio inseguimento transoceanico fino a concludersi in una New York scossa dalla Guerra civile"

giovedì 27 settembre 2012

Sarajevo la cosmopolita




"La città di Sarajevo ha avuto il paradossale destino di essere insieme un simbolo della violenza politica lungo l’intero ventesimo secolo (dall’attentato di Gavrilo Princip nel 1914 all’assedio degli anni novanta) e un modello europeo di cosmopolitismo e pacifica convivenza tra identità religiose, etniche e culturali diverse, grazie alla coscienza civica dei suoi abitanti. (...) Che la cultura distintamente pluralista di Sarajevo sia sopravvissuta alle devastazioni della Prima guerra mondiale è degno di nota; che quella stessa cultura non solo si sia preservata ma addirittura abbia prosperato a dispetto della guerra e dei genocidi del secondo conflitto mondiale è straordinario "

Emily Greble, "Sarajevo la cosmopolita. Musulmani, ebrei e cristiani nell'Europa di Hitler" (Feltrinelli, pagg. 368, euro 25)
Saggio storico sulla Sarajevo degli anni '40 (la Sarajevo conquistata da Hitler e incorporata nello Stato satellite della Croazia, sotto il regime degli ustascia) e sui rapporti, all'interno della città, tra le diverse comunità religiose (musulmana, cattolica, serbo-ortodossa, ebraica) e tra le diverse cittadinanze (bosniaci, serbi, croati, ebrei sefarditi e askenaziti, rom).

Il gioco delle parti. La nascita dell'Enel




Valerio Castronovo, "Il gioco delle parti. La nazionalizzazione dell'energia elettrica in Italia" (Rizzoli, pagg. 344, euro 20)

Saggio di storia economica sulla nazionalizzazione dell'energia elettrica in Italia e la nascita dell'Enel (1962).
Lo storico Valerio Castronovo (1935- , già professore di Storia Moderna all'Università Statale di Milano e di Storia Contemporanea all'Università di Torino, editorialista del Sole24Ore, autore per Einaudi di una "Storia economica d'Italia dall'Ottocento ai nostri giorni", ...) ripercorre il lungo itinerario che ha portato alla nascita dell'Enel, il dibattito pluridecennale - dall'età liberale al fascismo alla Prima Repubblica - sulla gestione pubblica o privata dell'energia elettrica, e la nazionalizzazione all'inizio degli anni Sessanta con la Democrazia Cristiana (Governo Fanfani IV). Fino alla triste realtà dei nostri giorni: oggi in Italia l’energia elettrica costa il 20-30 per cento in più del resto d’Europa.

mercoledì 26 settembre 2012

Nabokov. Viva gli arlecchini!




"Smettila di tenere il broncio!, gridava la prozia: 'Look at the arlequins! Guarda gli arlecchini!'. 'Quali arlecchini? Dove?'. 'Oh, dappertutto. Tutt’intorno a te. Gli alberi sono arlecchini, le parole sono arlecchini; anche le sensazioni e le addizioni: metti insieme due cose – due arguzie, due immagini – ed eccoti un arlecchino triplo. Gioca! Inventa il mondo! Inventa la realtà!"

Vladimir Nabokov, "Guarda gli arlecchini!" (Adelphi, pagg. 296, euro 19)
Sono in corso di pubblicazione presso Adelphi tutte le opere di Vladimir Nabokov (1899-1977), il grande scrittore russo-statunitense autore di Lolita (1955) (emigrò negli stati Uniti nel 1940, da quel momento iniziò a scrivere i suoi romanzi in inglese, ma aveva già lasciato la Russia con la sua famiglia dopo la Rivoluzione del 1917, spostandosi tra Gran Bretagna, Germania e Francia).
Esce ora questo testo del 1974, finora inedito in italiano.

"È il 1974 e il settantenne Vadim Vadimovič, scrittore incluso nella rosa dei candidati al Nobel, ripercorre la propria vita con cruda sincerità. Nato a Pietroburgo in una famiglia aristocratica, vive un'infanzia solitaria e infelice che è all'origine di inquietanti turbe psichiche. Quando scoppia la rivoluzione bolscevica fugge avventurosamente all'estero e ripara in Inghilterra; più tardi, in Francia, ha inizio la sua carriera di letterato, illustrata con esilaranti notazioni. Arrogante e asociale, sbrigativo nei rapporti sentimentali, assillato dalla sensazione che la sua esistenza sia la parodia di quella di un altro, si sposa indotto solo da impulsi erotici, indulge a tradimenti con disinvolte fanciulle, prova torbide attrazioni per adolescenti impuberi, e mentre insegna svogliato in una detestabile università della provincia americana vede acuirsi i suoi disordini mentali. Dovrà arrivare alle soglie della vecchiaia per incontrare la vera eroina del libro, una giovane donna il cui nome resterà segreto – perché solo così si preservano le cose preziose della vita. Sarà lei a dischiudergli il nesso armonico tra amore e arte, tra invenzione e realtà: e la possibilità di trascendere il sé addentrandosi in una dimensione spirituale che ignora ogni confine. Tutt'altro che segreta è invece la vera identità di Vadim Vadimovič N., il Narratore, che subito si rivela una caricaturale rappresentazione del suo artefice: o meglio, del volgare fraintendimento della sua personalità generato da certa critica, incline a descriverlo come autoreferenziale, ossessionato dai doppi, dai personaggi marionetta che adombrano la mano del burattinaio"

venerdì 21 settembre 2012

Il corpo dipinto. Tatuaggi tribali




Carol Beckwith-Angela Fisher, "Il corpo dipinto. Pittura del corpo e tatuaggi in Africa" (Rizzoli, pagg. 290, rilegato, euro 85)

Monumentale (e eccezionale) volume fotografico sulla pratica del tatuaggio nell'Africa tribale.
Le fotografe Carol Beckwith e Angela Fisher hanno attraversato a più riprese l'Africa, documentando le diverse forme di decorazione della pelle che vi si trovano: la pittura del corpo con pigmenti a base di gesso, ocra e carbone diffusa fra le tribù della valle dell'Omo, i Masai del Kenya e gli Himba della Namibia; i delicati tatuaggi all'henne delle donne swahili e dei nomadi wodaabe del Niger; o ancora la pratica, assai più cruda e dolorosa, della scarificazione, variamente attestata e che, contrariamente alle tecniche precedenti, lascia sulla pelle segni indelebili.
Ingredienti, tecniche e motivi delle decorazioni differiscono da tribù a tribù, così come sono diversi a seconda dei contesti e del momento i significati che ciascuna di essa vi attribuisce: forma di abbellimento del proprio corpo per attrarre il sesso opposto, modalità di affermazione della propria identità tribale, mezzo per intimorire il nemico o strumento per facilitare l'accesso del fedele al mondo degli spiriti.

Zingales. Manifesto capitalista




"Una delle prime vittime della crisi economica è stata la fiducia: chi aveva creduto che libertà e uguaglianza fossero raggiungibili grazie al libero gioco del mercato si è ritrovato amaramente deluso. Ma come è successo, e quando, che il sogno di prosperità per tutti del capitalismo si trasformasse in un incubo di ingiustizia e povertà degno del peggior comunismo sovietico? Quando si è diffusa l’idea che 'fare impresa' voglia dire orientare le scelte politiche per favorire l’interesse di pochi a scapito della collettività, anziché impegnare il proprio talento nella ricerca di un futuro migliore, aperto a tutti? Se non rispondiamo a queste domande, abbandonandoci al populismo naïf con il suo generico rifiuto dei meccanismi economici, rischiamo di perdere quello che rimane il migliore dei sistemi possibili: con tutti i suoi difetti, offre pur sempre le migliori opportunità al maggior numero di persone. Contro la degenerazione del capitalismo finanziario, alimentato anche in Italia da nepotismo, corruzione e incompetenza, Luigi Zingales delinea con pragmatismo un nuovo  programma per rifondare il capitalismo, per renderlo più giusto, più umano e più efficiente"

Luigi Zingales, "Manifesto capitalista. Una rivoluzione liberale contro un'economia corrotta" (Rizzoli, pagg. 416, rilegato, euro 18)

L'economista Luigi Zingales (1963- ) insegna Impresa e finanza alla Booth School of Business dell’Università di Chicago. E' fondatore e promotore del movimento "Fermare il declino", insieme a Oscar Giannino, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Andrea Moro e Carlo Stagnaro. Questo saggio è uscito anche negli Stati Uniti con il titolo "A capitalism for the people" (l'edizione originale è inglese, questa è una traduzione).

Il pensiero del Buddha




"Buddha (il Buddha storico, Gautama Buddha, vissuto tra Nepal e India tra il VI e il V sec. a. C.) è un uomo di 2500 anni fa che non scrisse mai una riga di suo pugno. Furono i suoi discepoli a diffondere il pensiero di quello che è uno dei pensatori più originali e più brillanti di ogni tempo (...) La grande innovazione del Buddha è stata di far dipendere il valore etico non da ciò che è manifesto, ma dall'intenzione. (...) Il Buddha adottò la parola brahmanica per 'rituale' e la impiegò per indicare l'intenzione etica. Quest'ultima mossa ribalta l'etica brahmanica, legata alle caste. Infatti non si può sostenere in maniera plausibile che l'intenzione di un brahmano sia eticamente di genere affatto diverso dall'intenzione di un fuoricasta. L'intenzione può soltanto essere virtuosa o malvagia. Il termine stesso sva-dharma, la parola sanscrita che indica il proprio dovere specifico, è assente dal Canone buddhista; è l' 'azione purificante' (punna-kamma) a premiare il buon buddhista in questa vita e nelle vite future, ma poiché l'azione è mentale, fare una buona azione significa in realtà purificare il proprio stato mentale"

Richard Gombrich, "Il pensiero del Buddha" (Adelphi, pagg. 288, euro 30)
Introduzione al pensiero metafisico di Buddha, che Gombrich (presidente dell'Oxford Centre for Buddhist Studies e per trent'anni docente di sanscrito all'Università di Oxford) cerca di ricostruire liberandolo dalle concrezioni dottrinarie successive e dai fraintendimenti di molti seguaci.

giovedì 20 settembre 2012

L'enigma democrazia




"Non vedo motivo di andare particolarmente fieri dell’ordinamento costituzionale assunto dall’Europa occidentale nel dopoguerra (sostanzialmente esteso anche ai paesi dell’Est dopo il 1989) e degli ideali che lo ispirarono. Se mai, la coscienza storica del modo in cui gli europei giunsero a tale assetto potrebbe contribuire a spegnere la confortante illusione che la democrazia liberale sia necessariamente la condizione politica predefinita dell’Europa, o piú generalmente dell’Occidente"

Jan-Werner Müller, "L'enigma democrazia" (Einaudi, pagg. 356, euro 26)
Saggio di storia della filosofia politica (l'autore insegna Teoria politica alla Princeton University) che ricostruisce le complesse vicende del pensiero politico nell'Europa occidentale e orientale del Novecento, da Weber ai fascismi al '68, passando per l'ascesa e il crollo dell'Unione Sovietica,  fino alle democrazie degli ultimi decenni, alla questione del liberalismo (politico ed economico) e alla "politica dell'antipolitica".

mercoledì 19 settembre 2012

Luigi Meneghello. L'apprendistato




Luigi Meneghello, "L'apprendistato. Nuove carte 2004-2007" (Rizzoli, pagg. 324, rilegato, euro 20)

"Il più appartato, il meno televisivo, forse il più sofisticato, sicuramente il meno italiano dei nostri scrittori", Luigi Meneghello (1922-2007) è stato uno dei maggiori scrittori italiani del secondo Novecento, oltre che partigiano e professore di Lingua e Letteratura Italiana e direttore dei Dipartimento di Studi Italiani all'Università di Reading, in Inghilterra, dove lavora dal 1947 al 1980 (dal 1980 alla morte vive un po' a Londra e un po' a Thiene, la sua città natale, in Veneto).
"L'apprendistato" raccoglie tutti gli scritti di Meneghello degli ultimi anni, tra il 2004 e il 2007 (tra di essi ventotto articoli scritti per Il Sole-24Ore).
Il sottotitolo parla di "Nuove carte" per intendere questi testi come ideale continuazione della precedente raccolta "Le Carte" (Rizzoli, euro 16), creando insieme a questa lo "Zibaldone di Meneghello"

martedì 18 settembre 2012

Keret. All'improvviso bussano alla porta




"Di notte è più dura. Non sto dicendo che io senta la sua mancanza, non la sento. Ma di notte, quando sono solo a letto, penso a lei. (...) E allora piango. Quasi ogni notte. Non per un senso di rammarico. Non ho nulla di cui rammaricarmi. E' stata lei a lasciarmi. E poi, ripensandoci, è un bene che ci siamo separati, non solo per lei, ma per entrambi. Ed è ancora meglio che l'abbiamo fatto in tempo, prima che ci fossero di mezzo dei figli e tutto diventasse più complicato. E allora perché piango? Perché è così che funziona. Quando ti portano via qualcosa, anche se quella cosa è una merda, fa male"

Etgar Keret, "All'improvviso bussano alla porta" (Feltrinelli, pagg. 192, euro 15)

Il nuovo libro di Etgar Keret (1967- ), uno dei più importanti scrittori israeliani contemporanei (di lui disponibili in libreria anche "Pizzeria kamikaze" e "Le tette di una diciottenne", E/O edizioni, entrambi euro 8).
Ventotto racconti brevi, genere tra l'umoristico-grottesco, l'assurdo e il surreale (di qualità) , con momenti sentimentali  e molti spunti di riflessione sparsi qua e là .
I miei preferiti (meritano tutti, comunque):
- "Una sana colazione" (un uomo, lasciato dalla moglie, trova una nuova ragione di vita nell'assumere altre identità al bar: appena capisce che qualcuno è lì per un appuntamento di lavoro o di altro genere con una persona che non ha mai visto in faccia, finge di essere la persona che il nuovo entrato sta cercando)
-  "Scegli un colore" (che ne è di Dio di fronte al dolore dell'uomo?)
- "Cattivo karma" (breve storia di un venditore di polizze assicurative)
- "Ilan" (una donna va solo, e sempre, con uomini che si chiamano Ilan)
- "Dopo la fine" (confessioni di un killer prima di andare al patibolo)
- "Il pasto dopo il funerale (la giornata di una donna proprietaria di un ristorante il giorno dopo il funerale del marito)
- "Un altro po' di vita" (due gemelle identiche e due gemelli identici si sposano tra di loro)
- "Festa a sorpresa" (surreale festa di compleanno per un manager che compie cinquant'anni)

sabato 15 settembre 2012

Tommaso Landolfi. Diario perpetuo




"Accese la luce sulla scala interna, la quale rimetteva in una stanza nuda, una sorta di atrio. E lì nel mezzo, in una posa rattratta, come pronto a balzargli addosso, c'era un uomo oscuro (quanto alla generale impressione fornita dal suo aspetto) e stravolto (quanto, in particolare, all'espressione del viso)"

Tommaso Landolfi, "Diario perpetuo" (Adelphi, pagg. 400, euro 28)

Esce ora, a oltre trent'anni dalla morte di Landolfi (1908-1979), il suo "ultimo libro" (dal 1992 sono in corso di pubblicazione presso Adelphi tutte le opere di Landolfi).
Il contratto che legava Landolfi alla Rizzoli, stipulato nel 1972, prevedeva tra l'altro "una o due raccolte da realizzare con gli elzeviri" scritti per il Corriere della Sera (l'elzeviro è l'articolone di apertura delle Terze Pagine dei giornali). Una prima raccolta  - "Del meno" - uscì nel 1978. Mancavano i pezzi pubblicati tra il 3 dicembre del 1967 e il 10 luglio del 1979, che escono ora integralmente in "Diario perpetuo" (una parte era già uscita ne "Il gioco della torre", pubblicazione postuma del 1987).

venerdì 14 settembre 2012

Il manoscritto




Stephen Greenblatt, "Il manoscritto" (Rizzoli, pagg. 370, rilegato, euro 22)

Libro vincitore del Premio Pulitzer 2012 per la Saggistica e del National Book Award 2011, e primo titolo de "I sestanti", nuova collana di storia e saggistica della Rizzoli diretta da Paolo Mieli (previsti dodici titoli all'anno, uno al mese).

Il libro di Stephen Greenblatt (professore di Letteratura inglese all'Università di Harvard) è la storia della scomparsa e dell'avventuroso ritrovamento del poema "De rerum natura" di Lucrezio (I sec. a. C.).
Uno dei libri più importanti della storia della filosofia, che ci ha permesso di conoscere l'epicureismo e che è stato da subito condannato dai Padri della Chiesa (ma anche Giuliano l'Apostata non apprezzava l'epicureismo) perché negava sia la creazione sia la natura spirituale e il destino ultraterreno dell'anima (tutto è materia, insieme di atomi), perché considerava scopo supremo della vita l'aumento del piacere e la riduzione del dolore, e perché considerava ogni religione come illusione e superstizione dannosa per l'esistenza umana (quando scriveva Lucrezio mancavano alcuni decenni alla nascita di Cristo ma ovviamente il De rerum natura non poteva essere apprezzato dai primi cristiani...).
Nell'Alto Medioevo il testo di Lucrezio era quindi lentamente scivolato nell'oblio. Furono i monaci (come per la totalità dei testi antichi che sono arrivati fino a noi) a salvare il De rerum Natura di Lucrezio dalla scomparsa. L'umanista Poggio Bracciolini ritrovò l'unica copia sopravvissuta, copiata da un monaco secoli prima, nel monastero di Fulda, nel 1417. Di lì a poco sarebbero arrivati Gutemberg e l'invenzione della stampa (1450), il Rinascimento e la Rivoluzione Copernicana. Nel 1551 il Concilio di Trento proibì ufficialmente la lettura di Lucrezio, ma ormai era troppo tardi, e il "De rerum natura" fu letto e apprezzato da tutti i grandi della prima Modernità, da Tommaso Moro a Giordano Bruno a Shakespeare a Galileo a Newton a Spinoza.

Peter Nadas / Ferenc Körmendi




Péter Nadas, "Libro di memorie" (Dalai editore, pagg. 770, rilegato, euro 24)
Ferenc Körmendi, "Incontrarsi e dirsi addio" (Bompiani, pagg. 308, euro 18,50)

Péter Nadas (1942- ) e Ferenc Körmendi (1900-1972) sono considerati i due maggiori scrittori ungheresi del '900.


Il "Libro di memorie" di Péter Nadas è un testo del 1986 che esce ora per la prima volta in traduzione italiana. "Incontrarsi e dirsi addio" di Ferenc Körmendi è un romanzo del 1937, tradotto già all'epoca in italiano da Silvino Gigante e ora riproposto da Bompiani.

KORMENDI, INCONTRARSI E DIRSI ADDIO
Capri, anni Trenta. Uno scrittore disilluso e scontento di sé arriva a Capri in un giorno di pioggia e si stabilisce in una piccola pensione, scelta a caso tra le molte dell’isola, gestita da una famiglia molto singolare, su cui aleggia un’aria di mistero e di fascino. Il padrone, un anziano signore con una moglie giovanissima, Annetta, è una sorta di filosofo che conosce “il senso segreto della vita” e che emana uno strano magnetismo, al quale tutti gli ospiti della pensione soccombono. L’incontro dello scrittore con Annetta, che subito gli appare come la donna del destino, lo coinvolgerà nell’eterno gioco del cedere e del negare, della passione e delle sue chimere


NADAS, LIBRO DI MEMORIE
La storia si apre su un drammaturgo ungherese lasciato nell'anonimato, che ricordando il suo soggiorno a Berlino Est negli anni Settanta ci racconta, con attenzione ipnotica al dettaglio, il triangolo amoroso in cui viene coinvolto da Thea, matura e affascinante attrice, e Melchior, un giovane poeta. Fino a quando Melchior fugge a Ovest e lui, sopraffatto da una crisi, ritorna a Budapest e tenta di riprendere in mano il suo destino, scrivendo un romanzo di esasperata sensualità sulla vita dissoluta di uno scrittore tedesco di fine Ottocento. Al racconto frammentato di questo personaggio della sua fantasia, fa da contraltare la rievocazione della tormentata adolescenza del narratore principale durante il periodo successivo alla rivolta ungherese del '56, segnata dalla morte della madre, dall'ambiguità tanto politica quanto sessuale del padre, da un amore acerbo e tempestoso. Sarà la voce di Krisztiàn, un compagno di scuola del protagonista, a trovare le sue memorie e a riannodare i fili di un'identità in cerca di se stessa tra i ricordi. Attraverso continui rimandi tra i personaggi e le epoche storiche, in questo grande capolavoro del Novecento Peter Nàdas racconta con emozione il passaggio, spesso traumatico, dall'infanzia all'età adulta, il gioco dei sentimenti, il sesso e la creazione artistica, privilegiando sempre e nonostante tutto i comportamenti umani: di quegli individui che hanno dovuto vivere e amare sotto un regime totalitario.

giovedì 13 settembre 2012

La storia del mondo in 100 oggetti




Neil MacGregor, "La storia del mondo in 100 oggetti" (Adelphi, pagg. 712, rilegato, euro 49)

Neil MacGregor (1946- ) è uno storico dell'arte inglese che è stato direttore della National Gallery e dal 2002 dirige il British Museum di Londra. Nel 2009 ha avuto questa idea di realizzare una sorta di enciclopedia-romanzo della Storia del mondo attraverso la descrizione corredata da immagini di 100 oggetti (tutti provenienti dalle collezioni del British Museum) che fossero particolarmente emblematici e rappresentativi delle diverse epoche. Oltre al libro (tradotto ora in italiano) il progetto si è svolto in 100 puntate trasmesse dalla BBC (in ogni puntata, della durata di un quarto d'ora, veniva raccontato uno dei cento oggetti).
La Storia viene divisa in 20 epoche (dal 2.000.000 a.C. al 2010 d.C.), e per ogni epoca vengono raccontati 5 oggetti.

Ken Follett L'inverno del mondo




In libreria il nuovo libro di Ken Follett, "L'inverno del mondo" (Mondadori, pagg. 962, rilegato, euro 25), seconda parte della trilogia sulla storia del Ventesimo secolo "The Century" (in libreria anche il primo capitolo della trilogia, "La caduta dei giganti", pagg. 1008, euro 15)

In questo secondo episodio, che si apre nella Berlino del 1933 durante l'ascesa politica di Adolf Hitler, i personaggi de La caduta dei giganti, il primo romanzo ambientato durante la prima guerra mondiale, passano il testimone ai loro figli. Nella narrazione si intrecciano le storie di cinque famiglie, una americana, una tedesca, una russa e due inglesi. Il destino di queste famiglie è indissolubilmente legato al corso della storia, un cammino insanguinato fatto di giochi di potere che dalla prima guerra mondiale conduce inesorabilmente verso il secondo conflitto. La narrazione si sposta continuamente tra Inghilterra, Russia, Francia, America, Galles e Spagna, seguendo gli eventi più importanti, gli episodi cruciali che hanno scritto la storia del mondo nel lasso di tempo che va dall'avvento del nazismo fino all'inizio della guerra fredda.

Dante. Il romanzo della sua vita




Marco Santagata, "Dante. Il romanzo della sua vita" (Mondadori, pagg. 474, euro 22)

Nuova biografia di Dante Alighieri (1265-1321) firmata da Marco Santagata, critico letterario e storico della Letteratura (insegna Letteratura italiana all'Università di Pisa e dirige l'edizione delle Opere di Dante per i Meridiani di Mondadori).
La giovinezza, l'ambiente guelfo e la famiglia degli Alighieri, gli studi e i problemi di salute (epilessia?), l'amore per Bice Portinari-Beatrice, il matrimonio con Gemma Donati, la carriera politica, la condanna al rogo e l'esilio, gli ultimi anni come "uomo di corte", ...

"L'appassionato racconto, il 'romanzo' appunto, della tormentata esistenza di un uomo dall'io smisurato, che si sentì sempre diverso e predestinato, che in ogni amore e in ogni lutto, nella sconfitta politica e nell'esilio, e in particolare nel proprio talento, scorse un segno del destino, l'ombra di una fatalità ineludibile, la traccia di una volontà superiore. Ma Dante era anche profondamente calato nella vita pubblica e culturale della sua città, Firenze, e nelle complesse dinamiche della storia italiana tra Due e Trecento, era poeta e filosofo ma anche uomo di partito e di corte"

mercoledì 12 settembre 2012

Sacrificio nella steppa




"Ancora oggi ci si chiede: come è stato possibile che così tanti giovani siano andati in Russia a morire combattendo contro un popolo contro il quale non avevano niente?"

Hope Hamilton, "Sacrificio nella steppa. La tragedia degli alpini italiani in Russia" (Rizzoli, pagg. 470, rilegato, immagini, euro 21)

Un libro importante che racconta il dramma dei soldati italiani in  Russia durante la Seconda guerra mondiale.
Quando l'Italia entrò in guerra nel giugno del 1940, Mussolini disse a Badoglio: "ho bisogno soltanto di qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo delle trattative". Nella sola campagna di Russia i morti italiani furono 120.000. Precisamente: partirono in 220.000 soldati e tornarono a casa in 100.000. Gli altri morirono in battaglia, o per la fame e il gelo durante la ritirata, o per le condizioni disumane patite nei campi di lavoro e di rieducazione.
Mandati completamente allo sbaraglio con armi nel migliore dei casi risalenti alla Prima guerra mondiale (ma talvolta anche fucili dell'800), giravano con i muli per centinaia di chilometri lungo le pianure ucraine verso il Don, con temperature fino a quaranta gradi seguite da piogge torrenziali, mentre i tedeschi avevano circa un carro armato ogni quattro soldati. Nulla sapevano della Russia e dei russi, tendevano semmai a simpatizzare con le popolazioni locali e rimanevano sconvolti dalla brutalità dei nazisti contro ebrei e russi. E nemmeno avrebbero dovuto essere lì, dato che Hitler aveva chiesto a Mussolini di mandare rinforzi in Africa e di lasciar perdere la Russia. Ma il duce si intestardì perché credeva che Hitler avrebbe conquistato rapidamente la Russia e voleva sedere al tavolo della trattative con "qualche migliaio di morti da spendere".

martedì 11 settembre 2012

Cartografie del tempo




Daniel Rosenberg e Anthony Grafton, "Cartografie del tempo. Una storia della linea del tempo" (Einaudi, pagg. 326, rilegato, immagini, euro 70)

Nuova pubblicazione per la collana Grandi Opere di Einaudi. Un testo, arricchito da oltre 300 immagini, degli storici americani Daniel Rosenberg (University of Oregon) e Anthony Grafton (Princeton University). Un libro che vuole essere "la prima storia completa delle rappresentazioni grafiche del tempo in Europa e negli Stati Uniti dal 1450 a oggi": le più originali rappresentazioni del tempo e della successione delle epoche storiche nei manoscritti bassomedioevali, i diagrammi delle epoche e delle storie bibliche creati dai missionari del XIII secolo, la cronologia storica di Gerardo Mercatore, e innumerevoli altre Tavole del Tempo che hanno illustrato le più disparate (e spesso bizzarre) filosofie della storia di epoca moderna e contemporanea.

giovedì 6 settembre 2012

Le ricette del lago di Como




"Le ricette del lago di Como" (Lariologo-Carlo Pozzoni fotoeditore, pagg. 80, euro 14,50)

Ventisette ricette del lago di Como (divise in antipasti, primi, secondi, piatti unici e dolci) spiegate dagli chef Cesare Chessorti e Davide Lacchini e dal pasticciere Paolo Verga (con doppio testo, italiano e inglese), e accompagnate dalle fotografie del fotografo Carlo Pozzoni. Introduzione di Emilio Magni, che ripercorre la storia della gastronomia lariana e dei suoi ingredienti (polenta, pane, patate, risotti, pesci di lago, carni, formaggi, dolci e focacce, olio lariano)

mercoledì 5 settembre 2012

L'ironia della storia americana




Reinhold Niebuhr, "L'ironia della storia americana" (Bompiani, pagg. 482, ampia introduzione di Alessandro Aresu, testo italiano e inglese, rilegato, euro 25)

Libro del 1952 (che trascrive e sviluppa due serie di lezioni, l'una del '49 al Westminster College, l'altra del '51 alla Northwestern University) per la prima volta tradotto in italiano. Un testo in cui il teologo e filosofo protestante Reinhold Niebuhr (1892-1971) offre un'interpretazione filosofica e teologica ("dal punto di vista della fede cristiana") della storia degli Stati Uniti da Thomas Jefferson e Abraham Lincoln al secondo dopoguerra e alla guerra fredda, e dei grandi concetti-chiave dello spirito americano: democrazia, liberalismo, nazionalismo, realismo, messianismo, pragmatismo.
Il termine "ironia" che dà il titolo al libro indica una "situazione di contraddizione apparentemente casuale che dopo un esame più attento risulta assai meno casuale". L'ironia principale della storia americana "sta nell'aver raggiunto una posizione di supremazia mondiale - e di ricchezza senza precedenti - con un'ideologia nazionale non in grado di supportarla adeguatamente, e che anzi rischia di metterla in pericolo, perché inconsapevole della responsabilità che si accompagna al potere". Uno scacco che va riconosciuto e va emendato riconoscendo i propri errori alla luce delle categorie del perdono e dell'umiltà.

"Anche la civiltà più 'cristiana' è anche la chiesa più pia devono ricordare che il vero Dio può essere riconosciuto solo quando c'è una certa consapevolezza della contraddizione tra gli scopi umani e gli scopi divini, anche nelle più alte aspirazioni umane"

Biofera 2012

http://biofera.altervista.org/
Anche quest'anno sarò presente alla Biofera (sabato dalle 10 alle 19 e domenica dalle 9 alle 19) con un ricco banchetto di libri degli editori locali: Nodolibri, Dominioni, Lariologo, New Press, Pifferi, Cattaneo, Bellavite, Macchione (ricordo peraltro che i libri di questi editori sono e saranno sempre presenti nella mia libreria). Sabato la libreria è comunque normalmente aperta con i soliti orari (ci sarà qualcuno, ancora non so chi, a sostituirmi)



sabato 1 settembre 2012

Eraclito. La luce dell'oscuro




Giuseppe Fornari (a cura di), "Eraclito: la luce dell'oscuro" (Leo Olschki Editore, pagg. 298, euro 35)

Eraclito di Efeso (520 a.C. circa-460 a.C. circa) è - insieme a Parmenide - il più celebre, il più citato e il più studiato tra i filosofi presofisti. Della sua opera (Perì fuseos, cioè "Sulla natura") sono rimasti soltanto alcuni frammenti (che si possono leggere con testo a fronte e note per esempio in:  Eraclito, "Dell'origine", Feltrinelli, pagg. 216, euro 8, disponibile in libreria). Lo studioso franco-russo Serge Mouraviev ha tentato di ricostruire l'intera opera di Eraclito riempiendo i vuoti tra un frammento e l'altro. Nel volume "Eraclito: la luce dell'oscuro" viene pubblicato per la prima volta in traduzione italiana il "Perì fuseos" di Eraclito ricostruito da Mouraviev. La traduzione di questo testo è arricchita da una serie di lezioni sul pensiero di Eraclito tenute all'Università di Bergamo nell'ambito del convegno "La luce dell'oscuro" (contributi di Giuseppe Fornari, Lucia Saudelli, Emmanuele Vimercati, Riccardo di Giuseppe, Enrico Giannetto, Sonia Maffei, Gianfranco Dalmasso, Leonardo Messinese, Elena Gritti)