Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)

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giovedì 6 giugno 2013

Besnier. L'uomo semplificato




Jean-Michel Besnier, "L'uomo semplificato" (Vita e Pensiero, pagg. 136, traduzione di Davide Frontini)

L’uomo semplificato è l’ultima frontiera della concezione tecnico-scientifica del mondo. Oggi l’ideale di una vita senza complicazioni viene posto nella linearità dei processi e nell’economia delle operazioni tipiche della macchina. 
Pensiamo a come la televisione, il computer, i tablet e gli smartphone costituiscano il paesaggio d’oggi, regolando le relazioni con gli altri e il rapporto con il mondo. Ma pensiamo anche alle procedure standardizzate e automatizzate in cui ci imbattiamo ogni volta che cerchiamo di interpellare un gestore telefonico, un ufficio amministrativo, o anche solo un bancomat o il self-service di un distributore di benzina.
L’allarme di Besnier racconta qualcosa che la velocità della tecnologizzazione delle società contemporanee ha solo reso più evidente e drammatico, ma che minaccia l’Occidente da molto tempo, almeno dall’inizio dell’età moderna: la resa a esigenze, spesso economiche o politiche, che riducono l’uomo a un’utile elementarità e che, così facendo, finiscono per renderlo omologato, sostituibile, superfluo. È in questo senso che Besnier può mettere accanto, l’uno all’altro, l’uomo ‘moderno’ di Pascal che nel divertimento, nel rumore e nell’agitazione cerca di eliminare il dolore dell’interiorità, l’uomo ‘carne da cannone’ sacrificabile della Grande Guerra e l’uomo scannerizzato dal neuromarketing che usa la sofisticazione della tecnologia diagnostica per carpire preferenze di gusto e indirizzare i consumi.
Si capisce come la posta in gioco sia l’essenza stessa dell’umano, che è varietà, immaginazione, complessità, interiorità, ironia, simboli ed emozioni. Tutte caratteristiche che non possono essere contenute nell’uniformità semplificata delle macchine. Nella liquida pervasività di oggi, occorre lo sforzo di una presa di coscienza che, anche attraverso il recupero dello spazio perduto della cultura umanistica, porti a quella che Besnier chiama una  "rivoluzione" della nostalgia di una profondità, di una irriducibilità alla semplificazione, di un ritorno a una "incontrollabile gioia di vivere".

Jean-Michel Besnier (1950) insegna alla Sorbona e a Sciences Po a Parigi. Esperto di nuove tecnologie, di cui studia in particolar modo l’impatto sulla società contemporanea, è autore di numerosi saggi, tra cui "Histoire de la philosophie moderne et contemporaine" (1993), "Réflexions sur la sagesse" (1999), "Les théories de la connaissance" (2005), "La croisée des sciences. Questions d’un philosophe"(2006), "Demain, les posthumains. Le futur a-t-il encore besoin de nous?" (2009).

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