mercoledì 30 novembre 2011

Cose che gli aspiranti scrittori farebbero meglio a non fare ma che invece fanno


Il volume di corrispondenza generato dall'invio dei manoscritti degli aspiranti scrittori "diventa un materiale che neppure i sofisticati sistemi elettronici della Nasa sarebbero in grado di quantificare. Nervosamente, batto i tasti di una calcolatrice e scopro che se tra la lettura e la corrispondenza con gi autori avessi riservato appena dieci ore di tempo a ognuno dei quattromila manoscritti che ricevo ogni anno, ne avrei avuto per 480.000 ore. L'equivalente (480.000 diviso 24) di 20.000 giorni o, e qui mi tremano i polsi, di (20.000 diviso 365) 54 anni. E 54 anni passati soltanto a leggere e a scrivere agli autori sono davvero troppi considerando che da appena dodici anni lavoro nell'editoria!".
Cristiano Armati, che è stato editor di Newton Compton, poi di Coniglio Editore, poi direttore editoriale per Castelvecchi, racconta le sue giornate di uomo sommerso dai manoscritti, dalle telefonate, dalle mail, dai messaggi su facebook dell'esercito (ormai più numeroso, in Italia, di quello dei lettori) di coloro che vivono con l'ossessione di pubblicare un libro, alcuni dei quali diventano dei veri e propri stalker, perseguitando l'editor perfino sotto casa o per la strada. Compendio dei più frequenti errori comessi dagli aspiranti scrittori, il libro è anche una sorta di galateo per chi sogna di sfondare nel mondo letterario. "Cose che gli aspiranti scrittori farebbero meglio a non fare ma che invece fanno", Giulio Perrone editore, pagg. 96, euro 10.

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