"Il segreto di Copernico. La storia del libro proibito che cambiò l'universo" di Dava Sobel (Rizzoli, pagg. 364, rilegato, euro 18,50).
Quando nel 1503 Copernico lascia l’Italia con la prospettiva di una tranquilla e redditizia carriera ecclesiastica in Polonia, il suo progetto di rifondare l’astronomia è già delineato. Nei suoi appunti, che nutre senza tregua per decenni, ribalta quel che si dice del mondo e degli astri e non ha paura di contraddire scienziati, teologi e filosofi che seguono ostinati il dettato biblico. Ma sono tempi pericolosi per opporsi pubblicamente alle teorie dominanti. Copernico si censura, si confida solo con una manciata di colleghi, evita il proselitismo, teme il ridicolo o peggio. I grandi stravolgimenti a cui assiste – la Riforma protestante, la rivolta dei contadini, la guerra tra Cavalieri teutonici e Turchi ottomani – lo preoccupano, così come il rischio che le conseguenze del suo lavoro di scienziato si ripercuotano sulla sua vita rispettabile di uomo di Chiesa. Poi, il giovane matematico Retico travolge come un ciclone la sua quieta esistenza e lo convince a dare alle stampe – nel 1543, l’anno della sua morte – il De revolutionibus orbium coelestium. Poco più di mezzo secolo dopo, quando il telescopio di Galileo sconvolgerà ulteriormente l’equilibrio dei cieli, i timori di Copernico si avvereranno. Nel 1616 una commissione di undici teologi vota sul sistema copernicano giudicando che un Sole in quiete al centro del mondo è formalmente eretico perché in contrasto con le Sacre Scritture e decretando che l’universo eliocentrico è un’assurdità. Il De revolutionibus viene incluso nell’Indice dei libri proibiti e vi rimane per più di duecento anni. Dava Sobel ricostruisce la genesi di una nuova visione del mondo attraverso la storia dell’uomo che per essa rischiò la reputazione e la vita.
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