giovedì 19 luglio 2012

"Caro Duce, ti scrivo"




"Fare i conti con il passato degli italiani è maledettamente complicato, tanto i vizi nazionali paiono ridondanti nella loro cartacea e tonitruante magniloquenza. Ma setacciare gli archivi fa scoprire verità scomode che i lettori devono sapere"


Roberto Festorazzi, "Caro duce, ti scrivo. Il lato servile degli antifascisti durante il Ventennio" (edizioni Ares, pagg. 192, euro 12)
Il nuovo libro dello storico comasco Roberto Festorazzi (1965- )


Furono molti i cosiddetti antifascisti che, durante il Ventennio, bussarono alla porta del dittatore per i più svariati motivi. Quasi tutti per incensare il Duce, generalmente in cambio di prebende e di favori, salvo poi brigare per cancellare le tracce delle loro compromissioni. Ci sono i salamelecchi di Arturo Labriola, l’inconfessabile amicizia di Nenni con Mussolini, c’è la vicenda di Norberto Bobbio e della sua supplica al Duce scritta per rivendicare la sua "coscienza di fascista". Perfino Luigi Einaudi, futuro Presidente della Repubblica, scrive a Mussolini per impetrare aiuto, nel tentativo di rimediare alle intemperanze antifasciste dei figli. E ci sono anche Missiroli, Ricciardetto, Vittorini, Sibilla Aleramo e molti altri. Su tutti si staglia la figura di Alberto Moravia, che giunse a rinnegare la memoria dei suoi cugini, i fratelli Rosselli, uccisi dai fascisti in Francia.

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