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martedì 7 agosto 2012
Il filtro. Quello che internet ci nasconde
"Ti svegli una mattina e ti trovi in un mondo in cui tutti la pensano come te. Tutti hanno le tue stesse idee politiche, le tue convinzioni religiose, i tuoi gusti culinari. Nessuna discussione con chi la pensa diversamente. Benvenuto nell'era della personalizzazione"
Eli Parisier, "Il filtro. Quello che internet ci nasconde" (il Saggiatore, pagg. 240, euro 18)
Nel dicembre 2009 Google ha cominciato ad alterare i risultati delle ricerche personalizzandole sulla base delle abitudini dell'utente. Tutte le nostre ricerche passate condizionano le nostre ricerche presenti e future. La corsa a raccogliere la maggior quantità possibile di dati personali su cui 'customizzare' la nostra esperienza online è diventata una guerra che i giganti di internet - Google, Facebook, Apple e Microsoft - stanno combattendo senza tregua. Dietro le quinte, una schiera sempre più folta di società di raccolta dati sta mappando le nostre vite, le nostre informazioni personali, dalle preferenze politiche al paio di scarpe che abbiamo adocchiato online, per venderle agli inserzionisti. Il risultato: ognuno vive la propria vita in un mondo fatto a misura di marketing che finisce per diventare costrittivo, ciò che Eli Pariser chiama la "bolla dei filtri". Un'isola di sole notizie gradevoli, attinenti ai nostri interessi e conformi alle nostre convinzioni, che lascia sempre meno spazio a punti di vista diversi e a incontri inaspettati, limita la scoperta di fonti di creatività e innovazione, e restringe il libero scambio delle idee (come dice Pariser, nessuno dà un “mi piace” alla notizia di una strage in Darfur, per cui certi tipi di notizie tendono a sparire, a favore di altre - spesso del tutto futili - che sono più cliccate o hanno un maggior numero di “mi piace”).
"La tecnologia sarà così avanzata che sarà molto difficile per le persone guardare o consumare qualcosa che in un certo senso non sia stato confezionato su misura per loro" (Eric Schmidt, amministratore delegato di Google)
"Uno scoiattolo che muore davanti a casa vostra può essere più interessante per voi delle persone che muoiono in Africa" (Mark Zuckerberg)
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