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venerdì 5 aprile 2013
Franzinelli. Il Giro d'Italia dai pionieri agli anni d'oro
"Vivere è come stare sulla bicicletta. Per tenerti in equilibrio devi muoverti..." (Albert Einstein, Lettera al figlio Eduard, 5 febbraio 1930)
Mimmo Franzinelli, "Il Giro d'Italia. Dai pionieri agli anni d'oro" (Feltrinelli, pagg. 352)
Il Giro d’Italia ha un sapore mitico: sembra esistere da sempre, eppure ha una sua storia, che accompagna e in cui si riflette la storia culturale e sociale dell’Italia. Questo libro la ripercorre, dagli esordi e nei suoi sviluppi, per circa un secolo. A fianco della narrazione scorrono, diventandone parte integrante, oltre duecento immagini d’epoca, in gran parte provenienti dall’archivio Torriani (sino a oggi inesplorato), di cui si utilizzano pure vari documenti, che conferiscono a questo volume significativi elementi di novità. Mimmo Franzinelli, da appassionato delle due ruote, ricostruisce le vicende del ciclismo agonistico italiano e della sua gara principale partendo dalla creazione stessa della bicicletta e dalle grandi innovazioni di fine Ottocento. Rievoca le gare pioneristiche, dal Giro di Lombardia del 1905 alla Milano-Sanremo del 1907, per concentrarsi poi sul Giro d’Italia, modellato sul Tour de France, la prima classica corsa a tappe. Ne sono protagonisti campioni quali Girardengo e Binda, Bartali e Coppi, ma anche straordinarie donne come Alfonsina Strada e oscuri gregari come Carrea e Malabrocca. Nel microcosmo delle due ruote si intravedono in filigrana i mutamenti epocali del Novecento italiano. Se a inizio secolo la bicicletta era ancora considerata una “macchina eversiva”, diverrà presto un simbolo della modernità, che ha i suoi cantori in poeti, narratori e giornalisti sportivi. Ci sono infine, ma non da ultimo, gli organizzatori, con cui il Giro d’Italia degli anni d’oro si è identificato: Armando Cougnet, promotore nel 1909 della prima edizione, e Vincenzo Torriani, il Patron dal 1949 al 1992. La narrazione culmina nell’ultima grande stagione del ciclismo, animata da Adorni, Gimondi, Moser, Merckx… Poi le cose sono cambiate: pesanti condizionamenti finanziari e l’esteso ricorso al doping hanno snaturato lo sport, ma questa è un’altra storia.
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