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venerdì 19 aprile 2013
Isherwood. Addio a Berlino
"Addio a Berlino", romanzo del 1939 considerato il massimo capolavoro dello scrittore inglese Christopher Isherwood (1904-1986), racconta la Berlino degli ultimi anni della Repubblica di Weimar (1930-1933) prima del trionfo del nazismo, anni in cui Isherwood stesso viveva a Berlino. Da questo libro sono stati tratti un musical e i film "La donna è un male necessario" (1955) e poi "Cabaret" di Bob Fosse con Liza Minnelli (1972). In Italia "Addio a Berlino" era già uscito per Garzanti, in edizione oggi fuori catalogo.
"Io sono una macchina fotografica con l'obiettivo aperto" dichiara l'alter ego di Christopher Isherwood arrivando nell'autunno del 1930 a Berlino, dove resterà fino al 1933. Un obiettivo inesorabile, attraverso il quale partecipiamo come dal vivo ai suoi incontri nel cuore pulsante di una Repubblica di Weimar che si avvia al suo fosco tramonto: da un'eccentrica, anziana affittacamere alla sensuale Sally Bowles, aspirante attrice un po' svampita, a Otto, ombroso proletario diciassettenne, a Natalia Landauer, rampolla di una colta famiglia ebrea dell'alta società. Tra cabaret e caffè, tra case signorili e squallide pensioni, tra il puzzo delle cucine e quello delle latrine, tra file per il pane e manifestazioni di piazza, tra crisi economica e cupa euforia – da nulla dettata e in bilico sul Nulla –, Isherwood mette in scena "la prova generale di una catastrofe" e ci fa assistere alla resistibile ascesa del nazismo. E cogliendo con ironia corrosiva i presaghi rintocchi che accompagnano la grandeur di un mondo "inutilmente solido, insolitamente pesante", ci consegna una scabra narrazione che ci ricorda come la Storia – e ogni storia – sia sempre contemporanea.
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