mercoledì 3 aprile 2013

Tunguska o la fine della natura




Michael Hampe, "Tunguska o la fine della natura. Romanzo filosofico" (il Saggiatore, pagg. 240)

Nell'estate del 1908 a Tunguska, in Siberia, un'esplosione di proporzioni immense abbatte decine di milioni di alberi. Quale l'origine dell'evento? A un secolo di distanza, la scienza non la cerca più. Letteratura e filosofia invece continuano a interrogarsi. 

Sembra essere una normale mattinata estiva, un giorno qualunque del 1908 a Tunguska, in Siberia. Ma non lo è. Di colpo, un’esplosione immensa, una scarica di energia inimmaginabile. Bagliori. Suoni fino ad allora sconosciuti. Sulla terra: un grande meteorite. Abbatte decine di milioni di alberi, viene percepito anche a mille chilometri di distanza. Cos’è successo a Tunguska? Nulla spiega, oggi, la caduta di quel meteorite, che dà vita al più grande evento esplosivo della storia recente. Nessun cratere è stato trovato, né sono state rinvenute tracce di questo corpo celeste. Cos’è successo a Tunguska?


Se lo chiede Michael Hampe e se lo chiedono i quattro personaggi di questo romanzo filosofico, quattro dramatis personae che rievocano quattro grandi pensatori del Novecento: l’epistemologo Paul K. Feyerabend, il naturalista Adolf Portmann, il filosofo Alfred Whitehead e il fisico nucleare Steven Weinberg. Nasce così un intreccio narrativo e allo stesso tempo filosofico, un dialogo sul concetto di Natura, dall’acqua all’aria, dal fuoco alla terra.

Cos’è veramente la natura, quell’Altro al quale la filosofia ha da sempre opposto il pensiero e lo Spirito dell’uomo, la proiezione del desiderio umano di comprendere cosa abbiamo di fronte? Il continuo dubitare critico di Feierabent (alias Feyerabend), il naturalismo ontogenetico di Bordmann (Portmann), la concezione processuale della realtà pensata da Blackfoot (Whitehead) e lo scientismo rigoroso di Cerenkov (Weinberg) si intrecciano nel dialogo, mostrando come l’unica possibilità, se non di afferrare per intero il concetto di natura, per lo meno di averne una visone consapevole, sia quella dell’incontro tra le prospettive.

Michael Hampe (Hannover, 1961) ha studiato filosofia, biologia, psicologia e germanistica a Heidelberg e Cambridge, è stato ricercatore presso l’Università di Kassel e di Bamberg. Dal 2003 è professore di filosofia all’Eth di Zurigo

Nessun commento:

Posta un commento