mercoledì 15 maggio 2013

Agnon. Nel cuore dei mari




Shmuel Yosef Agnon, "Nel cuore dei mari" (Adelphi, pagg. 164)

Scritto nel 1926, edito ora da Adelphi in edizione italiana a cura di Ariel Rathaus, "Nel cuore dei mari" è considerato uno dei testi più importanti dello scrittore ebreo S. Y. Agnon (1888-1970), Nobel per la Letteratura 1966.

Tutto comincia con Hanania, colui che ha «girato mezzo mondo e superato tante prove». Sotto la sua guida, un piccolo gruppo di ebrei della Galizia polacca, composto da uomini e donne prescelti non «per propria rettitudine, ma solo in virtù della misericordia divina», intraprende il viaggio verso la terra d'Israele – secondo la tradizione diffusa in quelle regioni dal Baal Shem Tov, il fondatore del Hassidismo –, lungo un percorso in cui ogni luogo sprigiona una sorta di incanto. Così è per il punto di partenza, Buczacz, cittadina dove «sembra quasi che le stelle siano appese ai tetti delle case»; per Vaslui, con il suo importante mercato di miele e cera; per Barlad, con le lapidi nerofumo dei martiri nel cimitero vecchio. E così è soprattutto per Kushta la Grande, ovvero Stambul, la città senza eguali al mondo». Ma via via che il viaggio prosegue, non senza disagi, se ne rivela l'autentica dimensione: paesi, oggetti e persone si trasfigurano in un fitto chiaroscuro fantastico, visioni ed eventi arcani (l'apparizione tentatrice di Satana che cerca di dissuadere i pellegrini dal loro proposito, la misteriosa scomparsa di Hanania) si susseguono, e ogni tappa sembra comporre un itinerario mistico-simbolico. E ben diverso dall'Eden annunciato, concreto e insieme celeste, appare infine l'approdo – dove la promessa si adempirà solo a prezzo di molte altre prove, poiché «la mancanza precede necessariamente la pienezza dell'Essere».

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