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giovedì 2 maggio 2013
Nadia Fusini. Hannah e le altre
Nadia Fusini, "Hannah e le altre" (Einaudi, rilegato, pagg. 166)
Simone Weil, Rachel Bespaloff e Hannah Arendt sono scese come palombare nelle acque agitate della violenza e con il loro sguardo - l' "altro sguardo" - hanno illuminato le tenebre del Novecento.
Di violenza, del potere, della guerra, della banalità del male, dell'aspetto disumano della forza hanno discusso, scritto, parlato in pubblico.
E ne hanno ragionato in maniera diversa dagli uomini. Simone Weil, Rachel Bespaloff, Hannah Arendt sono tre donne libere e forti che pensano da sole, ma sempre in un aperto colloquio con l'altro, anzi mettendosi al posto dell'altro.
Sorelle e amiche, si sfiorano senza incontrarsi davvero, se non nel pensiero. Ciascuna, a proprio modo, ha "salvato" il mondo.
È questo un libro sulla differenza femminile. Simone, Rachel, Hannah sono tre donne, diversamente grandi, che con il loro sguardo hanno illuminato le tenebre del Novecento e hanno saputo leggere il mondo.
Tutte e tre hanno vissuto gli stessi anni di guerre, totalitarismi e barbarie. Hanno affrontato le tempeste e i momenti piú bui senza mai sottrarsi alla riflessione, all'impegno e alla ribellione. Simone e Rachel si sono sfiorate, Rachel e Hannah appena incontrate, eppure un forte quanto esile filo rosso ha intessuto la trama dei loro destini. Tutte e tre si sono confrontate con i grandi temi della violenza e del potere, ognuna secondo la propria indole e mettendo in campo la propria biografia. Simone, Rachel, Hannah hanno scritto e trattato i propri testi come se fossero sogni, scritture della mente e del cuore, personalissime elaborazioni dell'atto di vivere che tratteggiano una strada verso l'esistenza. E sono arrivate a toccare la materia pulsante della vita.
Simone Weil, la piú «strana» del gruppo, né brutta né bella, insolente e tenera, ardita e timida insieme. Fin da bambina si esercita al sacrificio, al digiuno e rifiuta i privilegi della sua classe. Non prende piú lo zucchero quando sa che scarseggia per la povera gente, non porta le calze d'inverno, perché non tutti ce l'hanno. È intransigente e radicale, a costo di apparire ridicola. Ha una sincera aspirazione di giustizia. Ha bisogno di verità, un bisogno fanatico. Muore il 24 agosto del 1943, a soli trentaquattro anni, nel sanatorio di Ashford.
Rachel Bespaloff è la piú misteriosa, la piú segreta, sfuggente e riservata. Non ha titoli accademici, è priva di riconoscimenti, se non all'interno di una cerchia di filosofi di cui si sente sorella e amica. Tutto in lei è obliquo. Rachel è straniera, nomade, autodidatta. È una donna di una bellezza patetica che suona benissimo il pianoforte, si nutre di libri e scrive continuamente, in controcanto. Perché di tutto quello che accade attorno a lei e di tutto ciò che legge si sente chiamata a rispondere. Muore suicida nell'aprile del 1949.
Hannah Arendt è la piú conosciuta delle tre. Forse la piú forte, certo la piú fortunata. Sfrontata e, a volte, arrogante in pubblico, in privato è gentile e attenta. Fedele e profonda nell'amicizia. Scrive e riflette sempre a voce e testa alta.
Delle voci di queste tre donne Nadia Fusini si fa cassa di risonanza, restituendocene, con intelligente vicinanza, le storie, il pensiero, la vita.
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