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mercoledì 18 settembre 2013
F. Hebbel. Giudizio universale con pause
"La metempsicosi-un ladro potrebbe essere stato un tempo il padrone delle cose che ora ruba"
"Umorismo è riconoscere le anomalie"
"Morire di nascita"
"Una persona che ti piove dentro"
"Una ragazza che, ovunque guardi, scorge stelle invisibili a chiunque altro. Ma è il riflesso dei suoi occhi"
- "Un uomo che si duole di essere nato cattolico perché così non gli è dato di convertirsi ora"
...
Friedrich Hebbel, "Giudizio universale con pause" (Adelphi, pagg. 174)
Kafka lesse «tutti d'un fiato» i Diari del poeta tedesco Friedrich Hebbel (1813-1863), annoverandoli fra i «libri che mordono e pungono».
E anche a noi è oggi dato di assaporarli grazie a un curatore d'eccezione, Alfred Brendel, che dall'ampia partitura originale ha ricavato questa scelta, dove troveremo micronarrazioni in sé conchiuse, feroci paradossi e sogni, confessioni spietate e meditazioni filosofiche, storie di animali e inter
rogativi su una Giustizia spesso fallace, frammenti autobiografici e note su fatti contingenti o epocali (la rivoluzione del '48) – tutti segnati da un radicale scetticismo nei confronti della Storia. «Spettacolo pirotecnico sotto una nevicata», i Diari ci offrono riflessioni sul dolore e la morte, sulle miserie della felicità («Quando Dio si trovò in imbarazzo a causa della turba d'uomini che non sapevano cosa fare di se stessi, creò allora la felicità»), sulla stoltezza («Persone che al posto del cervello sembrano avere nella scatola cranica un pugno serrato; tanto si ostinano nella loro stupidità»), e uno sguardo disincantato sui sentimenti («L'amore dei più: caldo egoismo»), sul prezzo di un sapere che concima «l'albero della conoscenza con la linfa della vita». Vita che non è altro se non «saccheggio dell'uomo interiore», sicché non resta che stare ritti digrignando i denti contro i denti del mondo.
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