martedì 22 ottobre 2013

Vladimir Nabokov. Un mondo sinistro



Vladimir Nabokov, "Un mondo sinistro" (Adelphi, pagg. 259)

In un oscuro paese dell'Europa orientale – i cui abitanti parlano ora tedesco ora russo ora una lingua che non coincide con nessuna di quelle esistenti – un filosofo quarantenne, Adam Krug, siede annichilito nell'ospedale dove è appena spirata l'amatissima moglie Olga. Krug è una celebrità internazionale, l'unica che possa vantare il piccolo Stato retto dal regime poliziesco di Paduk, fondatore del Partito dell'Uomo Comune, che propugna una dottrina violenta fondata sul «pensiero u­nico». Per consolidare il suo carisma il dittatore vorrebbe l'appoggio di Krug, ma lo studioso oppone il più deciso rifiuto in nome della libertà di coscienza, esponendosi così alla più feroce delle rappresaglie.
Concepito nel 1941 e portato a termine tra il 1945 e il 1946, in singolare ed evidente contrappunto con il 1984 di Orwell, "Un mondo sinistro" è, insieme a "Invito a una decapitazione", il romanzo più politico di Nabokov, nutrito dell'orrore che i regimi totalitari avevano scatenato negli anni precedenti. 

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