martedì 19 novembre 2013

Gli sdraiati



E' un bel libro. E' eccezionale questo passo, alla fine del libro, quando il padre è in montagna con il figlio diciannovenne:

"sopra di te solo il cielo limpido rarefatto dei tremila metri, un blu cobalto che contiene il cielo cosmico, ma quando è acceso dal sole diventa pura luce. Mi fermai a guardarti, meravigliato, infine emozionato. Salivi veloce, con un passo elastico, che esprimeva destrezza, sicurezza, forse felicità, quella felicità che solo a dirla, in relazione a te e agli altri della tua tribù, le lacrime mi velano gli occhi. Mentre non ti guardavo ti eri assestato le brache alla vita, stringendo la cintura. E a vederti da sotto quasi volavi, con le tue gambe lunghe e le tue scarpe assurde, magro, alto, padrone del percorso.
Molto più in alto di me.
Sei salito in pochi passi fino a colle. Quando la tua sagoma è arrivata a stagliarsi contro il cielo, al colmo, ti sei voltato, hai levato il berretto da rapper e l'hai sventolato verso di me. Eri troppo lontano perché potessi vederti in faccia, ma so che sorridevi. Poi mi hai dato le spalle, ti sei calcato di nuovo il berretto in testa e in pochi passi sei scomparso dietro il ciglio grigio della montagna. 
Ti ho chiamato - Aspettami! - ma non hai risposto. Non mi sentivi più.
Finalmente potevo diventare vecchio."

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