mercoledì 6 novembre 2013

Leo Frobenius. Storia della civiltà africana



Leo Frobenius, "Storia della civiltà africana" (Adelphi, immagini, pagg. 488)

L'etnologo tedesco Leo Frobenius (1873-1938) dedicò parecchi anni, all’i­nizio del Novecento, a spedizioni antropologiche e archeologiche nei luoghi più vari dell’Africa, dal Fezzan al Capo, dal Sudan al deserto del Kalahari, e ne riportò preziosi reperti, oggetti di culto e della vita quotidiana, nonché le prime riproduzioni di ignote pitture rupestri. Ma altrettanto prezioso fu il tesoro di storie che raccolse dalla viva voce di narratori locali e poi pubblicò nei dodici volumi di "A­tlantis", inesauribile miniera di miti, fiabe e leggende. L’opera in cui tutte que­ste esperienze e scoperte si presentarono in una sorta di summa fu tuttavia la "Storia della civiltà africana", apparsa nel 1933. O­pera imponente, audace nel suo impianto teorico per la visione diffusionista dei Kulturkreise – che oggi torna a essere dibattuta –, questa Storia è anzitutto il tentativo affascinante di delineare la morfologia di un continente, tentativo che rimane unico nel suo genere. Come pure è altamente peculiare il fondamento conoscitivo che qui si rivendica: l’esigenza di individuare la Ergriffenheit, la «commozione» che sta alla base di ogni forma di cultura. Non meraviglia dunque che fra i lettori più attenti e appassionati di questo libro vi siano stati Pavese, Canetti e Giorgio de Santillana. E va ricordato che i primi sostenitori della négritude, come Senghor, riconobbero nella Storia di Frobenius la più grandiosa rivendicazione, da parte di uno studioso occidentale, di ciò che è stata, nelle sue variegate manifestazioni, la civiltà africana.

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