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mercoledì 24 settembre 2014
La nonna è ancora morta?
Alba Marcoli, "LA NONNA E' ANCORA MORTA? GENITORI E BAMBINI DAVANTI AI LUTTI DELLA VITA" (Mondadori, pagg. 272)
«Perché si muore?», «Perché Gesù è risorto e il nonno no?», «Mamma, ma quando io sarò grande tu sarai vecchia? E quando sarai vecchia, morirai? Allora io non voglio crescere, perché altrimenti dopo tu muori!» I bambini fanno spesso domande sulla morte, mettendo in imbarazzo noi adulti, affannati a trovare risposte che quasi sempre non abbiamo. Quando un lutto colpisce la nostra famiglia, se c'è un bambino preferiamo quasi sempre tacere con lui, pensando così di proteggerlo, convinti come siamo che i bambini siano troppo piccoli per capire e vadano protetti dai fatti dolorosi della vita. Ma la loro «beata innocenza» è solo uno stereotipo: se c'è una grave preoccupazione o un dispiacere in casa il bambino, con i suoi sensi all'erta, lo percepisce subito. E sono proprio l'incertezza e la confusione prodotte dal nostro silenzio che più lo disorientano e che rischiano di lasciarlo solo davanti a qualcosa più grande di lui. Quando poi scoprirà la verità, cosa che alla fine inevitabilmente succede, si sentirà per giunta ingannato e tradito da coloro di cui più si fida. Invece, se un bambino che subisce una perdita viene «accompagnato» dagli adulti in modo paziente e rispettoso dei suoi tempi, dei suoi sentimenti e delle sue emozioni, attraverserà il tunnel di quel dolore uscendone non solo integro ma spesso anche rafforzato. Perché dare un nome ai fantasmi aiuta a contenerli e a renderli tollerabili alla mente. Il suo lutto sarà stato «elaborato» e non rischierà di trasformarsi in un trauma.
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