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sabato 18 aprile 2015
Liao Yiwu - Un canto, cento canti
Novità in libreria: LIAO YIWU, "UN CANTO, CENTO CANTI. LA MIA STORIA NELLE PRIGIONI CINESI" (Mondadori, pagg. 420)
La notte fra il 3 e il 4 giugno 1989 i carri armati entravano in piazza Tienanmen per porre fine a quella che il Partito comunista cinese aveva definito una «sommossa controrivoluzionaria». In quelle stesse ore Liao Yiwu, giovane poeta «individualista e indifferente alla politica», sconvolto dalle notizie provenienti dalla capitale, componeva un breve poema intitolato Massacro. Non poteva certo immaginare che quei versi – il suo j'accuse contro un regime omicida – lo avrebbero precipitato per quattro anni nell'incubo delle carceri della Repubblica popolare cinese. "Un canto, cento canti" è il resoconto di quell'incubo, un viaggio nell'orrore di un sistema penitenziario disumano, scandito dalle tappe di una vera e propria discesa agli inferi. Dai riti di iniziazione agli abusi sessuali, dagli interrogatori estenuanti alle torture fisiche e psicologiche,
Riscritto più volte, sequestrato dalle autorità di polizia, uscito clandestinamente dal paese e pubblicato dapprima a Taiwan e poi in Germania – dove l'autore vive attualmente, dopo una rocambolesca fuga attraverso il Vietnam –, "Un canto, cento canti" non è solo una raggelante testimonianza proveniente dal sistema carcerario cinese. È prima di tutto l'occasione per guardare negli occhi la Cina di oggi, «un regime» come scrive Herta Müller nella Prefazione «che amministra le sue prigioni e i suoi campi di lavoro sul modello del Gulag, una reliquia maoista travestita da miracolo economico, dove a pagare è la gente, con la privazione dei diritti e la repressione».
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