martedì 7 aprile 2020

POESIA - I consigli di Lina Salvi



POESIA: la poetessa e insegnante Lina Salvi consiglia il libro "Armi e mestieri" di Giampiero Neri (Libri Mondadori). Un grazie a Lina per il consiglio, e buona lettura a tutti!

LINA SALVI RECENSISCE GIAMPIERO NERI
" Con versi brevi, ma di chiara e definita intensità, si apre “Armi e Mestieri”, bel lavoro di Giampiero Neri realizzato per lo Specchio Mondadori, durante la primavera del 2004.
  Il poeta lombardo, pseudonimo di Giampiero Pontiggia, nato ad Erba nel 1927, trasferitosi a Milano negli anni del dopoguerra a causa di significative vicende familiari che determineranno con grande incisività la vita e le opere, (basti pensare ai traumi della guerra, all’omicidio del padre), si riconferma  con questa raccolta  uno dei maestri  più  originali ed accattivanti  del nostro tempo. 
La poetica di Neri, sin dagli esordi del 1970, sostenuti ad opera di Luciano Anceschi sulla prestigiosa rivista “Il Verri” n. 32, e la successiva  pubblicazione a cura di Giancarlo Majorino su “Il corpo”, si compone come una galleria di piccoli esattissimi quadri, ambigui e misteriosi,  forti , nella loro grande suggestione di vita. 
Armi e Mestieri contiene poesie inedite, ma anche testi con variazioni leggere e/o trasformazioni, apparsi su riviste o in plaquette,  come Finale,  Dialogolibri,  Como 2002, o Erbario con figure, Lietocollelibri, Como 2000, (note a pag.63). I testi, articolati in cinque sezioni,  perfettamente autonome tra loro : Persona seconda, Sequenza, Finale, Botaniche, e Armi e Mestieri, l’ultima da cui prende il titolo il libro, si susseguono da una stanza, da un luogo all’altro, come tasselli di un’unica storia, o mosaici provenienti , “Dallo stesso Luogo” (Coliseum 1992).  
Autore noto per la brevità della sua scrittura, per la meticolosa rincorsa alla sottrazione, direi  quasi mimetica e reticente, questi versi hanno la necessità del ricordo, di una trauma subito, che solo attraverso la poesia riesce a vivere e a rivivere. Ed è memoria  attraverso osservazione acuta di oggetti naturali, quali,  piante,  fiori o animali: l’ Opuntia, la civetta, la rivestita di spine. 
           Per Neri, per la sua idea di poesia, il poeta si potrà ritrovare solo nella sobrietà e nella sinteticità del discorso, perché solo la brevità corrisponde al criterio di verità. Ecco, in questo esempio, un monito al giardiniere:  “Oppressa dalle cure/ la bella pianta avvizziva. Non è prudente il giardiniere, /fai di meno, se vuoi avere di più.”/ o la narrazione emblematica di un ricordo: “ Quella casa isolata/quasi nel centro del paese/era passata indenne/dalla guerra e dopoguerra/come la salamandra nel fuoco,/adesso sembra un corpo estraneo/venuto da chissà dove”. //  La sua lingua  è quindi una lingua apparentemente semplice e detonativa, una lingua tale da regalarci  frequenti sospensioni ed elisioni di senso,  da condurci molto lontano. 
Nella sezione “Botaniche” riappare uno dei temi ricorrenti della poesia di Neri, peraltro già ampiamente esplicita in una sua precedente raccolta “Teatro Naturale”, edita dalla stessa casa editrice Mondadori (1998), ed è il tema della natura. Tale ambito, sembra dirci il poeta, si differenzia da quello umano per la totale assenza di contrapposizione tra amico e nemico, la cui sostanziale variazione è data dalla mancata  possibilità  dell’odio: “Da quell’intrico di rami/si tendeva il germoglio di un kiwi/incontro al ramo di una betulla./ Si formava un nuovo viluppi/come un piccolo arco di trionfo/che vede il kiwi prevalere/la betulla vicina a soccombere/e l’ospite a meditare nel giardino”.  Tuttavia la lotta, il conflitto, è presente, conclamato, quindi , per il poeta il bene ed il male hanno una comune matrice,  il bene e il male possono giungere dallo stesso luogo: “Da quali nemici si difende / la rivestita di spine?/ è tenace la memoria delle piante/ non abbassa la guardia./ Se torneranno le specie a loro avverse /le troveranno pronte,ad aspettarle./ “  
Nelle poesie di Neri molti sono i riferimenti alle realtà lombarde, lungo le rive del Lambro, o al Caffè di Inverigo, (pag. 15), la città natale Erba, o le acque del lago, luoghi di ispirazione, di ricerca di un punto di vista, o protagonisti anch’ essi di quel “Teatro”, osservatorio privilegiato,  così utile e prezioso al poeta.  
Nella sezione ultima del libro ci sono tracce dei tipici personaggi neriani: l’anziano assicuratore, colui che teneva in gabbia una civetta per compagnia o forse per richiamo;  il preside dell’istituto, fumatore accanito di tabacco nero, che ringraziava per il dono prezioso in tempi di penuria e di razionamento. Sono figure che appaiono velatamente o non in tutte le sue opere; elementi di un cosmo o di un microcosmo, che si disperdono senza lasciare traccia del loro passaggio, abitanti di un mondo privato, di una situazione storica precisa, di questo sempre vivo Teatro naturale da cui attingere linfa per le piante, vita per chi ascolta . Ciò  che la poesia tenta in ogni circostanza di fare, è di stabilire un richiamo tra scrittore e lettore, di stabilire una complicità di intenti." (Lina Salvi)

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