venerdì 6 luglio 2012

La pianura in fiamme. Juan Rulfo



"Nel 1961 lessi per la prima volta 'Pedro Paramo' e 'La pianura in fiamme' di Rulfo. Per tutto quell'anno non riuscii a leggere nessun altro autore, perché tutti mi sembravano minori” (Gabriel Garcìa Marquez)


Juan Rulfo, "La pianura in fiamme" (Einaudi, pagg. 166, euro 18)

Juan Rulfo (1917-1986) è considerato il più grande scrittore messicano del Novecento ed è uno degli scrittori-culto della letteratura centro e  sud americana e del "realismo magico" ispano-americano. A cinque anni perde il padre, ucciso dai "cristeros", fazione cattolica che contestava le leggi anticlericali nate in seno alla Rivoluzione messicana (1910-1917) che pose fine alla dittatura del generale Porfirio Diaz. A nove anni perde anche la madre, morta per un attacco di cuore. Cresce in un orfanotrofio a Guadalajara, e al termine delle scuole trova impiego come funzionario statale all'Ufficio emigrazione. Nel 1948 diventa rappresentante di pneumatici. Negli anni '50 ottiene una borsa di studio della Fondazione Rockefeller e può dedicarsi alla scrittura. Pubblicherà solo due opere (alle quali vanno aggiunte alcune sceneggiature per il cinema): il romanzo "Pedro Paramo" (1955), anch'esso edito in Italia da Einaudi, e la raccolta di racconti "La pianura in fiamme", da tempo fuori catalogo e ora riproposta da Einaudi in una nuova edizione.


"Dopo tante ore passate a camminare senza incontrare neppure l'ombra di un albero, neppure un seme di un albero, nè una radice di niente, si sente il latrare dei cani. A volte ti viene da pensare, su questa strada senza limiti, che non ci sarà niente dopo; che non si potrà trovare niente laggiù, in fondo a questa piana rigata da crepe e torrenti in secca. E invece sì, c'è qualcosa. C'è un paese. Si sente che latrano i cani e si sente nell'aria l'odore del fumo, e si assapora questo odore di gente come fosse una speranza. Ma il paese è ancora molto in là. E' il vento che lo porta vicino"

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