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venerdì 17 agosto 2012
Al casinò con Mussolini
Riccardo Mandelli, "Al casinò con Mussolini. Gioco d'azzardo, massoneria ed esoterismo intorno all'ombra di Matteotti" (Lindau, pagg. 392, euro 24)
Saggio storico sull'ambiente di Sanremo e il mondo dei casinò e del gioco d'azzardo in Italia durante il Ventennio.
"Nel 1905, il gioco d’azzardo in Italia è illegale. Ma i prefetti, cui spetterebbe il compito di far rispettare le norme che lo vietano, non si oppongono alle scelte di comuni che, per rimpinguare i bilanci, si affidano alle case da gioco. Del resto, è proprio intorno ai tavoli di roulette e baccarat che la Costa azzurra costruisce la propria prosperità. Ogni sera colonne di auto – sì, colonne, anche agli inizi del Novecento – attraversano la frontiera di Ventimiglia per condurre i loro facoltosi padroni a perdere somme favolose sui tavoli verdi d’Oltralpe, mentre la riviera ligure langue: dato che fermare il demone del gioco è impossibile, perché non volgerlo a beneficio proprio, anziché lasciarne ad altri i profitti? Così, nel 1905, appunto, apre i battenti il casinò di Sanremo, frutto dell’accordo fra una società francese e il consiglio comunale della città, che avrebbe ricevuto la sua lauta fetta di introiti. Partendo da un evento a prima vista di portata locale, l’indagine di Riccardo Mandelli – condotta su documenti di prima mano, dalle carte della polizia alla stampa locale – arriva a mettere in luce una serie di trame che dalla riviera di ponente portano ai massimi vertici della politica e della finanza, italiane e non solo, dei primi trent’anni del secolo. C’è, innazitutto, il problema della copertura politica, con gli intrallazzi volti da un lato a spingere il governo a legalizzare il gioco e dall’altro a inserire nell’amministrazione uomini disposti a chiudere tutti e due gli occhi sui maneggi dei biscazzieri. C’è il giro delle vittime dell’insana passione, uomini e donne spesso d’alto e d’altissimo rango, che per bisogno o sotto la minaccia del ricatto possono diventare, specialmente negli anni torbidi intorno alla guerra, pedine importanti dello spionaggio internazionale. C’è, ovviamente, la questione economica, perché il business dell’azzardo richiede ingenti capitali – non ultimi quelli per ungere le dovute ruote – e genera profitti vertiginosi; così da scatenare sotterranee battaglie fra i maggiori gruppi finanziari del tempo, in prima fila la Comit del leggendario Giuseppe Toeplitz. L’intreccio di affari e politica porta poi al sottobosco del potere fascista. A quel mondo di arrivisti in camicia nera che usa disinvoltamente il manganello per mettere a tacere gli avversari politici come per tutelare i propri poco nobili interessi. Un mondo che giunge ai piani alti del potere, arrivando a coinvolgere personaggi del calibro del podestà di Milano, Ernesto Belloni, e del suo nume tutelare, Arnaldo Mussolini, il fratello del Duce; e che nelle sue ramificazioni arriva a comprendere anche gli uomini che rapirono e uccisero Giacomo Matteotti, tanto da far sospettare che l’eliminazione del deputato socialista possa aver avuto a che fare con elementi d’accusa che quest’ultimo avrebbe raccolto su questi loschi giri, come suggeriscono le parole conclusive dell’ultimo suo scritto: 'Petroli, bische'. (...)
C’è, infine, sottofondo dell’intera vicenda, il mondo dell’occultismo: pressoché tutti i personaggi coinvolti ruotano infatti nell’orbita di sette esoteriche, società teosofiche, logge massoniche. Un universo magmatico dove convivono ingenui utopisti e scaltri affaristi, piccoli arrivisti e faccendieri internazionali, in un intreccio di ideologie e interessi in cui è facile perdere la bussola: merito non ultimo di Mandelli è condurre il lettore a orientarvisi, documenti alla mano. Senza tacere sorprendenti connessioni e senza cedere a facili complottismi"
(da Il Foglio)
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