martedì 21 maggio 2013

Gian Luigi Beccaria. Le orme della parola




Gian Luigi Beccaria, "Le orme della parola. Da Sbarbaro a De André, testimonianze sul Novecento" (Rizzoli, rilegato, pagg. 326)

Raccontare il Novecento attraverso le orme e le tracce degli autori più amati che hanno saputo cogliere il linguaggio nella sua onnipotenza ma anche nei suoi limiti. È questo il sentiero scelto dal critico letterario e linguista Gian Luigi Beccaria (1936- ): una strada personale che tocca alcune stelle polari come Giorgio Caproni, e incontra amici come Claudio Magris, Edoardo Sanguineti e Giorgio Bàrberi. Il libro ci regala un Novecento intimo, che si immerge nei versi carnali di Ignazio Buttitta e che riemerge nella prosa senza sfumature di Primo Levi, in quella epica dell'amatissimo Fenoglio, in quella scabra e ironica di Pietro Chiodi, o nelle storie raccontate da Vassalli. Senza dimenticare alcune vette - Sbarbaro, gli stessi Caproni e Bandini, Giudici e Sanguineti - e a sorpresa, anche Fabrizio De André. E poi il dialetto, nella poesia e nella prosa di autori come Luigi Meneghello: dialetto raccontato come un reticolo di stabilità, di "privacy linguistica", che richiama a Beccaria le radici più profonde, la casa, l'infanzia, gli affetti remoti. Un mondo quasi scomparso, sentimentalmente difeso.

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