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mercoledì 22 maggio 2013
Guy Deutscher. La lingua colora il mondo
Guy Deutscher, "La lingua colora il mondo. Come le parole deformano la realtà" (Bollati Boringhieri, rilegato, pagg. 354)
«L’idioma di una nazione – così ci viene spesso detto – riflette la sua cultura, la sua psiche e le sue modalità di pensiero. Le popolazioni che vivono nei climi tropicali, così corrive, lasciano per strada le consonanti, mentre il tedesco, così metodico, è un veicolo ideale per formulare con precisione i concetti filosofici. Nelle impervie intonazioni del norvegese si coglie l’eco dei fiordi, il francese è la lingua romantica par excellence, l’inglese è un idioma adattabile e... l’italiano, ah l’italiano!»
Il dibattito sulla lingua è antico. Dopo decine di anni di confronti e dispute i linguisti sono oggi quasi unanimi nel dire che tutte le lingue sono fondamentalmente simili e pertanto incapaci di filtrare in modo differente la percezione del mondo. La capacità di parlare e di usare sintassi e grammatica è iscritta nel nostro DNA e certe fantasticherie sull’influenza della lingua madre nel nostro modo di pensare sono ormai cadute nel dimenticatoio. Ma ne siamo sicuri?
Guy Deutscher sostiene il contrario. Attraverso l’analisi dei termini usati per indicare i colori nelle lingue più disparate, o attraverso i termini di orientamento spaziale usati in lontane tribù, "La lingua colora il mondo" spiega - con esempi che spaziano da Omero a Darwin, dall’Amazzonia all’Australia, dal Talmud alla letteratura russa - come la lingua che parliamo può avere un’influenza molto marcata sulle nostre percezioni.
L'AUTORE
Guy Deutscher (Tel Aviv 1969) ha insegnato al St John’s College di Cambridge, in Inghilterra e al Dipartimento di Lingue e culture della Mesopotamia antica dell’Università di Leiden, in Olanda. Laureato in matematica a Cambridge, si è poi specializzato in linguistica nella stessa università. Attualmente è docente onorario presso la Scuola di lingue, linguistica e culture dell’Università di Manchester.
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