mercoledì 12 giugno 2013

David Garland. La pena di morte in America



"Nell'America di oggi la pena di morte non è più uno strumento di governo o di giustizia penale, ma una risorsa per il consenso politico, per il potere di alcuni gruppi sociali e per il consumo culturale"

David Garland, "La pena di morte in America. Un'anomalia nell'era dell'abolizionismo" (il Saggiatore, pagg. 448)

Il criminologo e sociologo David Garland  (New York University) ripercorre le continuità e le discontinuità storiche di un istituto che rappresenta un unicum nei sistemi penali occidentali, mettendone in luce le implicazioni di tipo culturale, emotivo e simbolico: la radicatissima tradizione americana di federalismo e democrazia locale – ma in molti stati anche di violenza e razzismo –, la mitizzazione della volontà popolare, il fascino paradossale delle esecuzioni, che esorcizzano la repulsione e l’ansia della morte illudendo i cittadini di poterla controllare. Ne nasce una teoria della pena capitale statunitense che sfida sia le convinzioni dei sostenitori sia quelle degli abolizionisti. 

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