giovedì 13 giugno 2013

Vagina. Una storia culturale



Naomi Wolf, "Vagina. Una storia culturale" (Mondadori, rilegato, pagg. 386)

La scrittrice e femminista americana Naomi Wolf (1962- ) è oggi tra le voci più importanti del dibattito sull'identità di genere, iniziato negli ormai lontani anni Settanta. In "Vagina" esplora il ruolo del desiderio femminile, analizzandone gli aspetti scientifici, culturali, politici e spirituali.
Un problema di salute ha spinto l'autrice a intraprendere una ricerca profondamente personale sul rapporto tra sessualità e creatività, ricerca che l'ha condotta a scoprire - non senza un certo stupore - l'esistenza di un grande numero di studi scientifici che suggeriscono come la vagina non sia soltanto un organo sessuale, ma una «stazione» fondamentale di una complessa rete neurale, strettamente collegata con il cervello e, in quanto tale, con la coscienza stessa.
La vita di tante artiste, scrittrici, poetesse, pittrici - da Christina Rossetti a George Eliot, da Edith Wharton a Emma Goldman e Georgia O'Keeffe - testimonia che a una relazione sessuale o a una storia d'amore particolarmente intensa si accompagna spesso una fase di rigogliosa fioritura intellettuale e creativa.
La millenaria cultura orientale custodisce al suo interno tutta una serie di intuizioni che vanno in questa direzione. Nella poesia amorosa delle dinastie Han e Ming, la vagina è il «loto d'oro», il «boschetto profumato», la «porta del paradiso», la «perla preziosa». I termini taoisti sono altrettanto poetici. Nei testi sacri del taoismo cinese la vagina è la «porta celeste», il «globo rosso», la «porta di giada», la «valle misteriosa», la «porta del mistero», il «tesoro». Nei testi sacri tantrici le vagine sono divise in categorie, tutte ispirate alla tenerezza. L'uomo può arrivare all'illuminazione soltanto attraverso la donna, perché lei è il principio divino, l'energia femminile, simboleggiata dalla Madre Divina.
Le nuove scoperte scientifiche, documentando la relazione che la vagina e il piacere femminile hanno con il cervello, oltre a confermare il legame con la creatività, chiariscono i modi in cui il piacere dà potere alle donne: l'aumento della dopamina infatti fa scattare motivazione, autostima e assertività. Questo secondo l'autrice è il motivo per cui in cinquemila anni il patriarcato ha voluto tenere le donne nell'ignoranza e farle vergognare del proprio piacere: precluderne l'accesso significa facilità di dominio e di controllo.

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