martedì 20 maggio 2014

Erasmo da Rotterdam - Giulio



ERASMO DA ROTTERDAM, "Giulio" (Einaudi, nuova edizione, pagg.  CXLIV - 176)

La storia è quella di papa Giulio II (1443-1513) che, una volta morto, cerca di varcare le porte del paradiso ma viene respinto da san Pietro. Furibondo, cerca di convincere il piú antico collega che la sua idea di Chiesa è vecchia e superata, cerca di «convertirlo» agli ideali della forza, del denaro, del potere. Ma, nonostante lo minacci con le sue armate, dal paradiso rimarrà fuori. Al di là della caricatura personale - un Giulio II ubriacone, omosessuale e sifilitico ricavato in parte dalla vox populi del tempo - l'aspetto piú sovversivo del dialogo è lo svelamento della degradazione del papato come istituzione.

È ovvio che un uomo prudente in termini di ortodossia come Erasmo (1466-1536) poteva essere orgoglioso del suo pamphlet in comunicazioni private ma non poteva permettersi di firmarlo, e che quando i suoi ex amici luterani prendono lo Iulius come un libro-bandiera per le proprie battaglie si impegnerà a fondo per negarne la paternità. Ma i moderni filologi, tra i quali eccelle Silvana Seidel Menchi, glielo riattribuiscono a distanza di circa cinque secoli in maniera inoppugnabile. La storia di questo libello, che la curatrice ripercorre nell'affascinante saggio introduttivo, attraversa gli anni cruciali della Riforma e incrocia tutti i protagonisti della grande battaglia teologico-culturale che ha forgiato l'Europa all'inizio della modernità.

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