sabato 23 giugno 2012

L'uomo nell'Olocene



"Probabilmente saranno i pesci a sopravviverci, e gli uccelli"


Max Frisch, "L'uomo nell'Olocene" (Einaudi, pagg. 110, disegni, euro 17)
Torna dopo trent'anni "L'uomo nell'Olocene", libro dell'architetto e scrittore svizzero Max Frisch (1911-1991), un testo del 1979 tradotto in Italia nel 1981 e che da anni era sparito dal catalogo Einaudi. Il libro è un monologo del vecchio signor Geiser, erudito cittadino di Basilea che un giorno decide di stabilirsi in solitudine in una remota valle di montagna del canton Ticino (lo stesso Max Frisch trascorse la sua vecchiaia principalmente in un rustico della Valle Onsernone). Fuori piove di continuo e la valle sembra ormai completamente bloccata, isolata e senza elettricità a causa di una frana. L'alluvione appare agli occhi del vecchio signor Geiser come l'imminente fine del mondo, o almento come la fine di un mondo, addirittura come tramonto dell'Olocene, l'era geologica attuale, che inizia convenzionalmente 11.700 anni fa. Geiser, che percepisce il senso della fine e che sta perdendo la memoria, comincia a ritagliare e ad annotare tutto ciò che ritiene sia degno di essere ricordato. La struttura narrativa del libro rispecchia il modo di procedere del signor Geiser, alternando frasi e aforismi a figure, disegni, ritagli da libri, enciclopedie e manuali.


"Oggi i romanzi non funzionano, vi si tratta di persone nel loro rapporto con se stesse e con gli altri, di padri e madri e figlie rispettivamente figli e amanti ecc., di anime, principalmente infelici, e di società ecc., come se il terreno per tutto ciò fosse garantito, la terra una volta per sempre terra, l’altezza del livello del mare regolata una volta per sempre"

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