venerdì 21 settembre 2012

Il pensiero del Buddha




"Buddha (il Buddha storico, Gautama Buddha, vissuto tra Nepal e India tra il VI e il V sec. a. C.) è un uomo di 2500 anni fa che non scrisse mai una riga di suo pugno. Furono i suoi discepoli a diffondere il pensiero di quello che è uno dei pensatori più originali e più brillanti di ogni tempo (...) La grande innovazione del Buddha è stata di far dipendere il valore etico non da ciò che è manifesto, ma dall'intenzione. (...) Il Buddha adottò la parola brahmanica per 'rituale' e la impiegò per indicare l'intenzione etica. Quest'ultima mossa ribalta l'etica brahmanica, legata alle caste. Infatti non si può sostenere in maniera plausibile che l'intenzione di un brahmano sia eticamente di genere affatto diverso dall'intenzione di un fuoricasta. L'intenzione può soltanto essere virtuosa o malvagia. Il termine stesso sva-dharma, la parola sanscrita che indica il proprio dovere specifico, è assente dal Canone buddhista; è l' 'azione purificante' (punna-kamma) a premiare il buon buddhista in questa vita e nelle vite future, ma poiché l'azione è mentale, fare una buona azione significa in realtà purificare il proprio stato mentale"

Richard Gombrich, "Il pensiero del Buddha" (Adelphi, pagg. 288, euro 30)
Introduzione al pensiero metafisico di Buddha, che Gombrich (presidente dell'Oxford Centre for Buddhist Studies e per trent'anni docente di sanscrito all'Università di Oxford) cerca di ricostruire liberandolo dalle concrezioni dottrinarie successive e dai fraintendimenti di molti seguaci.

Nessun commento:

Posta un commento