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giovedì 8 novembre 2012
La perdita dell'Eldorado. Una cronaca coloniale
Vidiadhar Surajprasad Naipaul, "La perdita dell'Eldorado. Una cronaca coloniale" (Adelphi, pagg. 408, euro 26)
V. S. Naipaul, Nobel per la Letteratura 2001, nasce e cresce nell'isola caraibica di Trinidad (si trasferisce in Inghilterra nel '50, a diciotto anni, e diventa poi cittadino britannico).
"La perdita dell'Eldorado", un testo del 1969 che viene oggi proposto per la prima volta in traduzione italiana, è una storia dell'isola di Trinidad dal '500 ad oggi. E' un editore di Boston a chiedere a Naipaul di scrivere una storia della sua città, Port of Spain, a Trinidad. Ma quello che doveva essere un semplice libro di viaggio da mettere in una collana per turisti, diventa un libro che causa all'autore "un indicibile dolore". Esplorando la storia del suo Paese natale attraverso lo studio di una mole enorme di documenti inediti, Naipaul si rende conto di quanta violenza, di quanta barbarie e di quanta sofferenza si nascondano nel passato coloniale di questo Eldorado caraibico.
Crescere in un mondo dal "passato ignoto" può segnare una vita intera. Non stupisce dunque che Naipaul, da ragazzo, a Trinidad, sentisse "l’assenza della storia": nessuno, intorno a lui, sapeva che Chaguanas, la sua città d'origine, trae il nome dai nativi che Colombo aveva chiamato "indiani" e che ora non esistono più, come i Caribi e gli Aruachi, svaniti senza lasciare monumenti; a nessuno interessava che l'isola fosse servita agli spagnoli solo come base per la corsa all'oro nella giungla sudamericana; e su quanto rimaneva delle piantagioni di canna da zucchero, risalenti alla successiva dominazione inglese, nessuno si interrogava. La storia era stata sostituita dai favoleggiamenti, che depuravano i fatti dalle loro scorie livide ammantandoli di innocenza, e soffondeva di un'aura fantastica i tumultuosi eventi delle Indie Occidentali. Ma alla fine degli anni Sessanta, attraverso lo studio rigoroso dei documenti conservati al British Museum, Naipaul intraprende un viaggio che lo sprofonda "in un orrore al quale non era preparato", in un "indicibile dolore": ma lo spinge anche a scrivere questa lucida, scabra cronaca, dove il fiabesco Eldorado si tinge di barbarie e lascia affiorare schiavitù, massacri e torture divenuti e rimasti per secoli agghiacciante normalità. Visitando sotto la sua guida i grandi momenti in cui Trinidad è stata toccata dalla "storia", vedremo così gli europei 'civilizzatori' in una sinistra quotidianità, e l'epopea della Conquista trasfigurarsi in catastrofe. E scopriremo una malattia tipicamente coloniale: la perdita della memoria.
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