Novità in libreria: "Il dibattito sul vuoto nel XVII secolo. Antologia di testi" (Carocci, pagg. 214)
Nel 1610 l’immagine dell’universo cambiò: grazie alle sue osservazioni telescopiche, nel Sidereus Nuncius Galileo metteva la parola fine al dogma aristotelico dell’incorruttibilità dei cieli. Nel 1638, con i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, lo scienziato pisano prese di mira un altro principio della fisica aristotelica, che faceva della natura il garante della pienezza e dell’armonia del mondo terrestre. Galileo mostrava che la forza con cui la natura resisteva alla formazione del vuoto non era infinita, bensì limitata e misurabile sperimentalmente. Il vuoto usciva così dal regno dell’impossibile in cui da secoli l’aveva confinato Aristotele.
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