"La società eccitata. Filosofia della sensazione" di Christoph Türcke (Bollati Boringhieri, pagg. 352, euro 43).
"Alla fine, ecco il sensazionale. Dovrebbe essere raro, oltre che sconvolgente. Ma quell'emozione che fa sobbalzare, quel fremito che magnetizza, quell'eccitamento da clamore non costituiscono l'oltranza che, ogni tanto, viene a sovvertire il nostro pacato assetto percettivo. Sono la dismisura a cui noi, esseri umani senzienti, siamo ormai assuefatti. Se tutto il visibile e tutto l'udibile alimentano il notiziabile, e la logica stessa dell'informazione impone di impressionare per mezzo di stimoli sempre più forti, la soglia di ciò che eccita il nostro sensorio non smetterà di spostarsi in avanti. L'eccitabilità assurge dunque a decisivo imperativo sociale, motore di un'industria sia dell'immateriale sia delle merci. Da tempo il sensazionalismo, con il nuovo regime antropologico che ha configurato, è oggetto di riflessione per studiosi della società e filosofi, nonché terreno di elezione per moralisti in vena di astinenza mediatica e ascetismo emotivo. Christoph Türcke ha cercato di ricostruirne il significato, rovesciando il punto di vista da cui finora lo si è preso in esame. Dal suo saggio apprendiamo che tra l'odierno 'far sensazione', ossia destare scalpore, e la sensazione intesa quale atto del percepire - al centro del pensiero moderno - esiste una consustanzialità, e non lo scarto che immagina con sussiego il discorso filosoficamente ben temperato".
La recensione di Guido Vitiello sull'inserto del Corriere della Sera La Lettura: http://www.bollatiboringhieri.it/pdf/RassegnaStampa_2187.pdf
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molto interessante, e acutissima la recensione.
RispondiEliminaFondamentale la questione trattata da Türcke, straordinaria la recensione di Vitiello, che mi ha convinto a prendere il libro. E sottolineo (perché fa ben capire come si stia parlando di uno Spirito del tempo, non di un semplice fenomeno mediatico degenere tra i tanti): "non si salvano neppure gli intellettuali, che per trapassare la corazza protettiva di un pubblico assuefatto procedono a colpi di slogan e aforismi puntuti. (...) un vecchio saggio di George Steiner s'intitolava appunto The Great Ennui. Vi era descritta la 'grande noia' dei letterati ottocenteschi, saturi di letture e di chimere, divorati dai demoni del vuoto mentre tutt'intorno regnava l'ottimismo affaccendato dei positivisti e dei liberali. Quel senso di paralisi interiore culminò nel grido profetico di Théophile Gautier: 'meglio la barbarie della noia!'. I poeti si misero allora a coltivare fantasie di catastrofe, si tuffarono nelle antichità più orgiastiche, si volsero all'oppio e all'assenzio. Che la moderna ricerca della 'sensazione' sia figlia di un ennui altrettanto grande?". Quanti articoli e quanti libri (anche di valore) usciti negli ultimi anni sono figli di questa logica della ricerca del sensazionale?
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