Mario Vargas Llosa, "La civiltà dello spettacolo" (Einaudi, pagg. 186)
La banalizzazione dell'arte e della letteratura, il successo del giornalismo scandalistico e la frivolezza della politica sono i sintomi di un male maggiore che ha colpito la società contemporanea: l'idea temeraria di convertire in bene supremo la nostra naturale propensione al divertimento. In passato, la cultura era stata una specie di coscienza che impediva di ignorare la realtà. Ora, invece, agisce come meccanismo di intrattenimento, persino di distrazione. Quanto agli intellettuali, sono praticamente scomparsi, e anche se alcuni di loro firmano sporadici manifesti e prendono posizione su eventi e persone, di fatto non esiste più un vero e proprio dibattito.
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