Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)

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venerdì 3 maggio 2013

Mo Yan. Le rane




Mo Yan, "Le rane" (Einaudi, rilegato, pagg. 390)

Con "Le rane", il nuovo romanzo del Premio Nobel per la Letteratura 2012 Mo Yan (1955- ), per la prima volta nella storia della letteratura cinese viene affrontata la questione dolente della politica demografica portata avanti dal regime.

Wan Xin ha fatto nascere migliaia di bambini: tutte le donne che hanno partorito negli ultimi cinquant’anni nella regione di Gaomi, l’hanno fatto con lei.
Venerata come abile custode dei misteri della vita, Wan Xin diventa membro del Partito comunista cinese nel 1955. Dieci anni dopo, il Partito le chiede di mettere il suo talento al servizio del Governo, e lei - per coerenza, per fedeltà, per debolezza forse - accetta: con il programma di controllo delle nascite, Wan Xin si trasforma, da colei che conduce alla vita, in colei che la vita la interrompe.
Da eroica dea della fertilità a boia inesorabile di migliaia di bambini non nati, si dedica a questa nuova mansione con lo stesso zelo che metteva nell’accogliere i primi vagiti dei neonati di Gaomi, e non smette neppure quando il «programma» diventa violenza disumana e indiscriminata.
Sarà il gracidare delle rane, in una notte spaventosa e rivelatoria di molti anni dopo, a farla vacillare: quando la stretta del regime si allenta Wan Xin vede crollare gli ideali con cui, per decenni, aveva messo a tacere la propria coscienza. Ed è costretta a fare i conti con le proprie colpe.
A raccontarci la storia di Wan Xin è suo nipote Wan Zu – meglio conosciuto come Girino. Affacciatosi al mondo con un piede, anziché con la testa, Wan Zu è vivo solo grazie al talento della zia. E quel legame che si annoda nel momento della sua nascita sembra destinato a segnare la sua vita intera...


Lo spunto è autobiografico: come Girino, Mo Yan ha avuto una zia che ha lavorato da ginecologa e ostetrica. «Tutti i miei romanzi, se mi guardo alle spalle, sono stati ispirati da determinate figure, da persone realmente esistite, - ha detto Mo Yan in un’intervista. - Persone di per sé particolarmente ricche, dal carattere estremamente complesso, che hanno vissuto esperienze affascinanti [...].Una persona come la mia vera zia, in grado di far passare per le sue mani diecimila bambini, dandogli il benvenuto al mondo, una persona come lei di per sé è già un libro ricchissimo. Scrivere di un chirurgo come lei significa naturalmente ripercorrere la storia delle nascite a partire dagli anni Sessanta, in particolare toccare le alterne vicende legate al controllo delle nascite. Tutto questo mia zia lo ha vissuto in prima persona. Contemporaneamente ha compiuto anche molti interventi di aborto. Ho semplicemente percepito che questa persona, una volta raggiunta la vecchiaia, deve aver provato senza dubbio molti dolori e molte contraddizioni».

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