In libreria: Lucia Sala, "Il feudo dell'Abate. Civenna, storia di un piccolo regno" (New Press, pagg. 156)
Una prima approssimativa indicazione dell’estensione del feudo si ha nel diploma dell’anno 996 dell’imperatore Ottone III, dove è specificato che civennesi e limontini hanno diritto sul montis Belasinus di falciare il fieno, tagliare la legna e altre cose necessarie,e specifica che tale territorio è tra le pertinenze di «Grasegallae, Lenciti, Nescini, Barnasci, Lemonte». Grasegallae è riferito alle Grosgalle; Lenciti è Lezzeno, Nescini Nesso, Lemonte è Limonta, mentre Barnasci ha due diverse interpretazioni: per alcuni si intende Barni, mentre per altri è la Garnasca scritta erroneamente con la B. Il porre come confine le Grosgalle, Lezzeno e Nesso ci porta verso la dorsale del Monte Nuvolone e al Monte San Primo: tutta la montagna era di comune fruizione tra i paesi confinanti, nei boschi a quell’epoca non c’era la necessità di confini precisi ma si trattava di ampi territori di utilizzo condiviso.
Ricordiamo che la Libreria Torriani (Canzo, via Brusa 6/8 - vendita LIBRI, CD, VINILI E LP, DVD, BLU RAY) è aperta da martedì a sabato dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30 (GIORNI DI CHIUSURA DOMENICA E LUNEDÌ). Vi aspettiamo!
Nessun commento:
Posta un commento