Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)

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venerdì 14 giugno 2013

Joël Dicker. La verità sul caso Harry Quebert



Da giorni consiglio a tutti i clienti che vengono in libreria questo libro e continuerò a farlo per sempre. Esattamente dieci giorni fa ho scritto (vedi qui: http://libreriatorriani.blogspot.it/2013/06/la-verita-sul-caso-harry-quebert.html) che "La verità sul caso Harry Quebert", (Bompiani, pagg. 784)  "è un capolavoro. (...) Un romanzo perfetto dalla prima all'ultima parola. L'autore, Joël Dicker, svizzero di lingua francese (Ginevra, 1985- ), è un fenomeno. Vi rimborso il libro  e vi offro una cena se non vi piace (...)  Leggete questo libro se volete passare delle splendide ore."  

Confermo il giudizio e con piacere vedo che su Sette oggi in edicola con il Corriere della Sera il grande Antonio D'Orrico addirittura scrive: "Mani in alto: questo è un capolavoro! (...) Subito dopo aver finito di leggere questo capolavoro di  Joël Dicker (Dio mio! ha solo ventotto anni!), ho cominciato a fare l'elenco dei romanzi che hanno cambiato la storia del romanzo. 'Vita e opinioni di Tristram Shandy gentiluomo' di Laurrence Sterne. 'Ulisse' di James Joyce. 'Alla ricerca del tempo perduto' di Marcel Proust. 'Il processo' di Franz Kafka (ma, forse, basterebbe il racconto 'La metamorfosi'). E su questi credo che il parere sia quasi unanime. Su quelli che seguono la scelta si fa più controversa. Uno di Céline 'Viaggio al termine della notte'?)? Uno di Faulkner ('Santuario')? Si possono fare ancora un bel po' di nomi e di titoli. Poi, alla fine di questa collana, bisogna trovare un posticino (e nemmeno tanto ino) per 'La verità sul caso Harry Quebert' di Joël Dicker perché DOPO QUESTO ROMANZO DEL VENTOTTENNE (PAZZESCO!) SCRITTORE GINEVRINO IL ROMANZO CONTEMPORANEO NON SARA' PIU' LO STESSO E NESSUNO POTRA' FARE FINTA DI NON SAPERLO. So bene che quanto sto dicendo mi esporrà al pubblico ludibrio ma è la pura verità (e la verità è sempre rivoluzionaria, forse è l'unica cosa rivoluzionaria rimasta). (...)"  

(Per continuare a leggere la recensione di D'Orrico andate in edicola e comprate Sette con il Corriere della Sera)

2 commenti:

  1. Il libro mi è piaciuto, ho passato delle ore divertenti: nonostante il giallo, le morti, le crisi professional-esistenziali e la drammatica storia d'ammmore, il libro ha talmente tanti dialoghi buffi e assurdi, cambi di scena, di carattere, di tempi, che l'impressione che mi ha lasciato è quella di un libro divertente.
    I fili delle storie sono ben collegati e dipanati, anche quando in cinquanta pagine si scoprono sei o sette colpevoli diversi, e poi ognuno ha un motivo per non essere colpevole.
    Divertente.
    Punto. Non voglio essere rimborsata, ma...
    Capolavoro?
    Scritto com'è scritto?
    No, dai, per piacere. Paragonato a Joyce, Proust e Kafka? :-D
    D'Orrico non si espone comunque al pubblico ludibrio: si sa ormai che D'Orrico trova il capolavoro del secolo ogni dodici giorni e mezzo (calcolato). Mi ha fregato la prima volta, ora so che non devo tenerlo in conto.

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  2. Beh, io trovo effettivamente "La verità sul caso Harry Quebert" un capolavoro, un capolavoro di narrativa, che - e qui concordo - ha poco senso paragonare con opere di letteratura di Joyce, Proust e Kafka. Il personaggio Antonio D'Orrico vive notoriamente all'insegna dell'iperbole, o dà zero o dà dieci (qui poi ha dato centodieci e lode...), ed è diventato un "personaggio" appunto per questo. Però spesso sulla narrativa, al netto dell'iperbole, ci prende, e mi ha fatto piacere che abbia dato un giudizio positivo su un libro su cui già avevo scritto bene io e che vedo sta piacendo praticamente a tutti coloro che lo leggono.

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