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Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)
mercoledì 17 luglio 2013
Mencio e l'arte di governo
"Mencio e l'arte di governo" (Marsilio, testo cinese a fronte, a cura di Maurizio Scarpari, pagg. 388)
Il pensiero cinese antico e i principî del buon governo che hanno guidato la Cina per oltre due millenni furono elaborati nel periodo che precedette l’unificazione imperiale (221 a.C.), caratterizzato da grandi trasformazioni e profondi sconvolgimenti politici, sociali, spirituali. Fu in quel periodo che Mencio (390-305 a.C.), affascinato dalle dottrine di uno dei più grandi maestri dell’antichità, Confucio (551-479 a.C.), formulò e sistematizzò una serie di precetti che, a suo dire, i sovrani dell’epoca avrebbero dovuto far propri, applicandoli a una pratica di governo volta alla creazione di uno Stato forte e autorevole, nel quale il benessere materiale e spirituale della popolazione avrebbe avuto un ruolo prioritario, presupposto essenziale per la costituzione di una società pacifica, giusta e armoniosa. Le dottrine sull’arte di governo di Mencio divennero il paradigma dell’arte di governo in epoca imperiale e sono, ancor oggi, tenute in altissima considerazione dalla dirigenza cinese.
Il curatore ha selezionato, tradotto e commentato i numerosi brani del Mengzi (Maestro Meng), l’opera che tramanda il pensiero del grande filosofo, relativi all’arte di governo.
Lo sviluppo irrefrenabile dell’economia cinese ha certamente creato benefici enormi al paese, ma ha anche lasciato inalterati o addirittura aumentato gli squilibri tra le regioni più arretrate e quelle più avanzate, tra campagna e città, uomo e ambiente. Soprattutto ha generato l’insorgere di un vuoto spirituale e morale diffuso sia a livello sociale che individuale. Da qui la necessità di correggere il modello di sviluppo, di ripensarlo in funzione di una dimensione meno materialista, in cui l’uomo sia riportato al centro del progetto. Ventiquattro secoli dalla loro prima formulazione e dopo un secolo di ostracismo i principî confuciani sono tornati in auge più vigorosi che mai, al punto che a essi fanno sempre più spesso riferimento non solo intellettuali di diversa estrazione culturale e posizione ideologica, ma anche dirigenti politici ai massimi livelli. In questo processo di riappropriazione di una parte così importante della cultura tradizionale il pensiero e le dottrine di Mencio hanno assunto un ruolo di primo piano, in particolare per la loro dimensione etica e funzionale all’arte di governo.
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