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Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)
martedì 2 luglio 2013
Greg Tobin. Il Papa buono
Greg Tobin, "Il Papa buono" (il Saggiatore, pagg. 224)
28 ottobre 1958. A Roma si elegge il papa che succederà a Pio XII. Si chiama Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963). Giovanni XXIII. Quando riceve l’investitura dal conclave, ha già 78 anni. Sarà un perfetto papa di transizione, con un pontificato breve e tranquillo come la sua indole. Roncalli, però, rovescia tutte le previsioni. Dietro il carattere mite nasconde fermezza e lucidità rare: di lì a poco si farà promotore di un Concilio ecumenico che cambierà per sempre la Chiesa e il mondo.
In "Il Papa buono" Greg Tobin racconta la storia straordinaria di un uomo semplice, nato in una famiglia contadina di Sotto il Monte, nel bergamasco, e un giorno asceso al soglio di Pietro. Roncalli entra in seminario a undici anni, per poi completare gli studi a Roma, dove nel 1904 è ordinato sacerdote. L’anno successivo, l’incontro chiave con il vescovo di Bergamo Giovanni Radini Tedeschi, che per Roncalli sarà guida e modello fino alla morte. Dopo la Grande guerra, durante la quale è tenente cappellano nell’ospedale militare di Bergamo – esperienza che lo segnerà profondamente, non solo come uomo di Chiesa –, Roncalli è inviato all’estero come nunzio apostolico, prima in Bulgaria, poi a Istanbul, in Grecia e a Parigi, e ovunque si distinguerà per la vicinanza e il sostegno materiale agli ebrei perseguitati dal nazismo. Da papa, il suo genio si manifesta nell’introduzione dell’idea di «aggiornamento», quando per primo comprende l’urgenza di far entrare «aria fresca» nelle stanze vaticane.
Tobin descrive le tappe principali del pontificato e le ragioni per cui Giovanni XXIII è considerato un rifondatore della Chiesa. L’attenzione ai problemi della gente comune e dell’infanzia in particolare. L’eloquio semplice e immediato dei discorsi in piazza San Pietro, come il celebre «discorso della luna». La posizione diplomatica di equilibrio durante la Guerra fredda e la corsa all’armamento nucleare. Il testamento dell’enciclica Pacem in terris, con l’invito a un ecumenismo vero, in un mondo «senza blocchi». Infine, il grande lascito del suo papato: il Concilio. Suddiviso in quattro sessioni per più di quattro anni di durata, il Vaticano II («una nuova Pentecoste» secondo Giovanni) demolì il muro secolare tra le gerarchie ecclesiastiche e il mondo laico e diede nuova vita alla missione pastorale della Chiesa, restituendole il ruolo di strumento universale di speranza, giustizia e compassione per i fedeli di ogni credo.
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