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Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)
sabato 12 ottobre 2013
Nuto Revelli. Il popolo che manca
Nuto Revelli, "Il popolo che manca" (Einaudi, rilegato, pagg. X-246)
In un inedito racconto corale "Il popolo che manca" presenta le testimonianze piú suggestive - dal valore letterario e antropologico insieme - della antica vita agropastorale raccolte da Nuto Revelli (1919-2004).
Erano gli anni dell'industrializzazione accelerata e dello spopolamento di intere aree delle campagne del Nordovest e delle montagne alpine in cui si consumò un vero e proprio «genocidio culturale», come è stato definito, distruggendo in poco tempo mondi secolari, comunità, tradizioni e paesaggi.
Nel percorso tracciato dal "Popolo che manca" si è scelto di riunire le memorie piú profonde (talune integralmente inedite) dell'insieme dei protagonisti dell'epopea revelliana (i contadini del Mondo dei vinti ma anche le donne dell'Anello forte), con l'intento di fissare, entro una maglia piú larga possibile, l'intera gamma delle forme (talvolta anche crudeli) della vita quotidiana del tempo: segnata da poveri sogni di esistenze dominate dalla precarietà alimentare e dalla paura, e tuttavia forte, in parallelo, di saperi e di elaborate pratiche di sopravvivenza consolidate nei secoli.
Sono racconti stranianti che ricostruiscono il mondo del lavoro, la medicina popolare, il gioco d'azzardo, il regime alimentare, il parto e le pratiche matrimoniali consegnandoci, insieme, un universo di valori e convinzioni etiche popolato non meno di visioni ultraterrene, sacre e profane: disseminato, come è, di streghe, le masche, preti stregoni con i «libri del comando» e folletti dai nomi colorati (il ciulest).
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