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martedì 28 gennaio 2014
Fechner - Il libretto della vita dopo la morte
Gustav Theodor Fechner, "Il libretto della vita dopo la morte" (Adelphi, pagg. 116)
Tre volte vive l'uomo sulla terra, scrive Fechner (1801-1887), e se il passaggio dal primo al secondo livello è quel che conosciamo come vita, il passaggio dal secondo al terzo è ciò che chiamiamo morte. Viatico a mezzo fra speculazione e intuizione, "Il libretto della vita dopo la morte" cerca temerariamente di esplorare quell’ultimo, terribile passaggio.
Rappresentante della filosofia romantica della natura e al tempo stesso precursore della moderna psicologia sperimentale, Fechner ha fatto della relazione tra spirito e materia un concetto verificabile nella misurazione – basti pensare alla Legge di Weber-Fechner, che descrive la relazione tra uno stimolo e la percezione che ha l'uomo della sua intensità –, ma in queste pagine ne fa lo spazio dell'esperienza umana più autentica. Lungo il cammino della morte, la comunità dei trapassati, che cresce come immane albero della vita, della memoria e della trascendenza, collega infatti le proprie radici, che sono quaggiù, alle ramificazioni e infiorescenze che si protendono verso la cima – dunque al divino. Per Fechner l'aldilà è a noi tangente attraverso gli spiriti dei defunti, spiriti ubiqui, liberi dell'abito corporeo, ma non al punto da non poter essere ricordati: di quella corporeità, il ricordo è anzi l'ultima traccia. Mai scomparse dal mondo, le loro anime sono qui e ora: non solo attorno a noi, ma dentro di noi. Fechner ci insegna a metterci in ascolto, a coglierle, vederle, soprattutto a riafferrarle, e il suo Libretto offre parole di consolazione e immagini luminose anche del buio estremo, poiché nulla dell'uomo andrà perduto.
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