Yasmina Khadra, "GLI ANGELI MUOIONO DELLE NOSTRE FERITE" (Sellerio, pagg. 436)
Yasmina Khadra racconta l’educazione sentimentale di un giovane arabo nell’Algeria degli anni Venti e Trenta. In un’epoca di contrasti in cui la povertà e la disuguaglianza preparano i conflitti futuri. Un moderno romanzo popolare, poetico e spietato, che ha entusiasmato i lettori francesi.
«Mi chiamo Turambo e all’alba verranno a prendermi». Già dalle prime pagine un fatale conto alla rovescia attende il protagonista di questo romanzo. Siamo in Algeria nel 1937, e un ragazzo di 27 anni, arabo e musulmano, è in carcere ad aspettare l’inferno. Nei pensieri e nell’animo di questo giovane intravediamo qual è stata la sua vita, dall’infanzia in una contrada umilissima alla corsa furiosa verso il patibolo. Turambo cresce nell’Algeria coloniale degli anni Venti, e il suo destino sembra condannarlo alla miseria. Ma è bello, forte, passionale, dotato di un raro candore, e attira simpatie immediate. Grazie a questo dono riesce a varcare le porte del mondo francese, abitualmente precluso agli arabi, e il suo potente e veloce gancio sinistro non passa inosservato tra i professionisti del pugilato. Il successo sul ring gli porta fama e denaro, ma come tutti i puri di cuore odia la violenza e sogna l’amore. Nessun trofeo riesce a scaldare la sua anima come lo sguardo di una donna. Da Nora ad Aïda a Irène, ognuna di loro è un passo avanti in una lotta feroce contro il futuro e la sorte...
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