"Compagno Strawinsky" di Massimo Mila (Rizzoli, pagg. 262, euro 12,90).
Massimo Mila (1910-1978), uno dei più importanti musicologi e critici musicali italiani, amico di Einaudi, Leone Ginzburg, Bobbio, Pavese, Carlo Levi, scoperto da Benedetto Croce che fa pubblicare dalla Laterza la sua tesi di laurea sul melodramma di Verdi, antifascista della prima ora e partigiano (Giustizia e Libertà, poi Partito d'Azione), collaboratore editoriale di Giulio Einaudi, traduttore di Hermann Hesse per l'editore Frassinelli, docente di Storia della musica al Conservatorio e poi all'Università di Torino, critico musicale per l'Unità, per l'Espresso, per La Stampa.
"Compagno Strawinsky", pubblicato nel 1983, da tempo uscito di catalogo, oggi riproposto in edizione economica da Rizzoli, raccoglie i saggi e gli scritti di Massimo Mila sul grande compositore russo Igor Strawinsky (1882-1971), dall'analisi delle singole opere a un ritratto dell'artista e della sua alterna fortuna nei dibattiti novecenteschi.
"Ci fu un periodo della cultura europea, diciamo fra le due guerre, che s'identificò in quel costume artistico d'antiromanticismo e naturalmente fu il periodo della grandezza assoluta, incontestata, di Strawinsky. Poi (...) il formidabile rilancio dell'espressionismo dopo la seconda guerra mondiale riportò in luce ed estese valori opposti, altrettanto rispettabili, che erano parsi fino allora limitati entro l'area dell'Europa centrale e determinati dall'amara esperienza della sconfitta. Dopo la seconda guerra mondiale tutta l'Europa occidentale praticamente si sentì sconfitta, e l'espressionismo trionfò e dilagò ovunque. Fu il momento nero della fortuna di Strawinsky. Il neoclassicismo nel quale la sua arte s'era frattanto ripiegata, dopo la fiammeggiante barbarie del periodo russo, venne inteso come una pusillanime rinuncia a scavare nell'amara realtà presente: un ripiego di evasione. (...) Giocando sulle date e sulla contemporaneità dei fatti, il neoclassicismo strawinskiano venne quasi tacciato di fascismo. (...) Ma lo scopo del neoclassicismo di Strawinsky era poi davvero decorativo e soprattutto soltanto decorativo? Certamente no. In quella incorporazione si esprimeva il sentimento profondo di ammirazione nostalgica e quasi venerazione (...) per l'antichità. (...) E anche in quella fase di apparente escapism Strawinsky ci si mostra come un contemporaneo e un fratello: un compagno di strada dell'uomo moderno".
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