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martedì 24 aprile 2012
Il grande affare dei Lumi. Storia editoriale dell'Encyclopédie
Robert Darnton, "Il grande affare dei Lumi. Storia editoriale dell'Encyclopédie 1775-1800" (Adelphi, pagg. 754, euro 55).
Monumentale volume di Robert Darnton (il direttore della University Library di Harvard) uscito nel 1979 e ora per la prima volta edito in italiano. E' considerato l'atto di fondazione e il primo libro di una nuova disciplina: la storia dell'editoria. Basato sullo studio dell'enorme giacimento di carte della Société typographique di Neuchâtel (l'unica casa editrice di libri francesi del Settecento che ha mantenuto intatti i propri archivi), il testo di Darnton è una storia dell'editoria nel Settecento, e in particolare una biografia dell'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert dal punto di vista economico e editoriale.
"Ci sono opere che hanno letteralmente cambiato il panorama della civiltà, e a questa categoria appartiene senza dubbio l'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert. Con i ventotto volumi in folio della prima edizione e l'enorme varietà delle sue 71.818 voci, accompagnate da 2885 tavole, segnò un rivolgimento radicale nel modo di concepire la cultura, presentandosi come la summa dell'Illuminismo. Ma fu – come subito apparve evidente – anche un'impresa economicamente assai redditizia, e in virtù dello stesso motivo per cui il governo francese voleva sequestrarla: in odor di eresia, si vendeva perché sfidava i valori tradizionali e le autorità consolidate. Alle speculazioni dei philosophes, ben presto, fecero quindi da prosaico controcanto le speculazioni di genere assai diverso dei vari editori dell'Encyclopédie, che, mossi da un'avidità senza limiti, rappresentarono la perfetta incarnazione di quella fase della storia economica che prende il nome di 'capitalismo selvaggio'. Ricostruendo la biografia dell'Encyclopédie, Robert Darnton racconta così un'appassionante storia di spionaggio industriale ante litteram"
"L'editoria non era nel Settecento un gioco da gentiluomini, svolto obbedendo a un codice d'onore. Secondo l'espressione di un libraio svizzero, era puro 'brigantaggio'. Gli editori vivevano in un mondo diverso da quello dei loro confrères moderni, e operavano a partire da premesse diverse. Privi della protezione di copyright adeguati, insidiati dai pirati, perseguitati dalle spie e minacciati dai traditori, non potevano permettersi di dire la verità. Così dicevano al pubblico tutto ciò che, a loro avviso, li aiutava a vendere i libri. Il loro comportamento spiacerà sicuramente a coloro che oggi si battono contro la pubblicità ingannevole e contro gli abusi su marchi e titoli di proprietà, in quanto dimostra che questi mali hanno una storia antica. Non è mai esistita un'età dell'oro dell'onestà prima dell'avvento delle grandi agenzie pubblicitarie, o se è esistita non si colloca nell'elegante Settecento"
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