Giulio Giorello, "Il tradimento. In politica, in amore e non solo" (Longanesi, pagg. 274, euro 13,90)
Il nuovo libro del grande Giulio Giorello, un saggio sul tradimento, come sempre strapieno di aneddoti e curiosità varie (Giuda e Caino, Platone, Dante, Machiavelli, Shakespeare-Iago, Spinoza, Popper, Simon Weil, Borges, Stalin, Tex Willer, Topolino, Paperone, ecc., fino ai voltagabbana e ai "tra...ditori" nella politica italiana degli ultimi anni). Il messaggio: il tradimento è consustanziale alla politica e può essere - spesso è stato - non un errore o un vizio ma una virtù.
"Peggio di Caino e Abele, due loschi fratelli della Toscana medievale si fronteggiano, il pugnale nella destra celata dietro le spalle. E riescono a uccidersi contemporaneamente. Questi due tragici spettri introducono Dante nel posto più sozzo dell'Inferno, ove i traditori sono collocati nel centro geometrico dell'Universo... Oggi è tornato di moda trattarsi reciprocamente come dei Giuda, pronti a vendere la famiglia o il partito per trenta denari. Eppure manca, in tutto questo caleidoscopio di accuse e insulti, la dimensione epica del tradimento, come sfida a Dio e agli uomini insieme, intreccio indissolubile di malafede e di orgoglio, di crudeltà e di invidia. E dire che può esserci persino un uso geniale, creativo e finanche "virtuoso" del tradimento: ce l'hanno insegnato tipi insospettabili come Machiavelli, Shakespeare e Leopardi, per non dire di Mozart e Da Ponte. Negli affari di cuore come in quelli della politica: ma perché tutto non ricada nel conformismo, occorre che traditi e traditori "abbiano fermo il cuor nel petto", cioè diano prova di quel coraggio che spazza via le ipocrisie dei moralisti d'ogni colore. Il coraggio che spingeva Bruto e Cassio - i due "arcitraditori" di Cesare - a proclamarsi liberi e armati"
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