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Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)
martedì 19 febbraio 2013
Rocco Varacalli. Sono un uomo morto
Federico Monga-Rocco Varacalli, "Sono un uomo morto. Parla il pentito che ha svelato i segreti della 'ndrangheta al Nord" (Chiarelettere, pagg. 180, euro 13,90)
“Sono stato io ad aprire agli inquirenti il libro della ’ndrangheta.” Questa è la storia dell’uomo che per primo ha raccontato l’infiltrazione della ’ndrangheta nel Nordovest d’Italia, in particolare in Piemonte e in Liguria. Si chiama Rocco Varacalli, la sua è un’epopea criminale che inizia in Calabria e finisce a Torino. Nel mezzo scorre una vita violenta, qui raccontata in prima persona e dall’interno dell’organizzazione. Padre di quattro figli, arrestato sette volte, Varacalli è stato condannato per traffico di stupefacenti e come mandante di un omicidio. Ora è detenuto nel carcere di Torino. I dodici anni di militanza criminale gli hanno valso contatti di primissimo livello nell’onorata società, fino all'ultimo arresto e alla decisione di diventare testimone di giustizia. La sua confessione è diventata l’architrave dell’inchiesta Minotauro che nel giugno 2011 ha portato all’arresto di 150 persone e al coinvolgimento di politici, assessori, consiglieri regionali e imprenditori. L’alta velocità, i cantieri delle Olimpiadi invernali a Torino, la costruzione del centro commerciale Le Gru di Grugliasco (Torino) con le famiglie calabresi che stringono la mano a Berlusconi il giorno dell’inaugurazione, il porto di Imperia in Liguria. E poi il traffico internazionale di droga dall’America del Sud all’Europa e alle grandi città dell’Italia del Nord, passando per l’Africa. Varacalli racconta tutto: la scelta di pentirsi, le pressioni della famiglia, il disconoscimento, le minacce, le stragi e gli omicidi. E come funziona l’organizzazione. La sua testimonianza, giudicata attendibile da almeno due sentenze, è drammatica. Ora politici e amministratori non possono più far finta di niente e dire: io non sapevo. Troppi si sono fatti usare e hanno usato la malavita calabrese per vincere le loro battaglie personali e guadagnare consenso. Intanto i processi vanno avanti e Varacalli continua a definirsi un morto che cammina.
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