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Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)
mercoledì 13 febbraio 2013
Ero un kamikaze / Hiroshima e il nostro senso morale
Ryuji Nagatsuka, "Ero un kamikaze. I cavalieri del vento divino" (PGRECO, pagg. 264, euro 16)
Paolo Agnoli, "Hiroshima e il nostro senso morale. Analisi di una decisione drammatica" (Guerini e Associati, pagg. 264, euro 21,50)
Ryuji Nagatsuka è stato uno dei pochi piloti kamikaze scampati alla morte. Per uno scherzo del destino. Il maltempo che ritarda la missione decisiva, poi il ferimento grave durante un combattimento aereo, e infine la resa dell'imperatore ascoltata alla radio durante la convalescenza fanno si che la morte lo accarezzi soltanto, senza mai portarlo via con sé. In questo libro lascia il lungo racconto della sua vita da kamikaze. Tra il '42 e il '45, nonostante i combattimenti in corso, i successi e gli insuccessi alterni, i giapponesi cominciano a realizzare l'idea fino ad allora impensabile: l'impossibilità della vittoria finale, il vuoto profondo e buio della perdita, della sconfitta nonostante tutto. Una consapevolezza a vari livelli, dalle alte gerarchie all'imperatore, e via via fino all'ultimo comandante, capitano, tenente, sergente, soldato, marinaio, meccanico, aviatore, istruttore. La strategia kamikaze si innesta precisamente qui: nell'intuizione di non poter trionfare e nella scelta disperata di ritardare il crollo dell'impero con operazioni e missioni che rasentano l'assurdo, tanto inefficaci sul piano dei risultati quanto improbabili sul piano della tattica. "Ero un kamikaze" è una testimonianza unica per comprendere quegli aviatori così determinati e disperati da sacrificare la loro vita per un gesto eroico in nome del loro Paese, del loro imperatore.
L’utilizzo delle bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki alla fine della seconda guerra mondiale rimane probabilmente la decisione più controversa della storia contemporanea. Ancora oggi non è facile intavolare un dibattito laico e razionale, libero da pregiudizi ideologici, sulle scelte di realizzare e poi usare il nuovo ordigno. Si è trattato di un evento mortale diverso dai genocidi del Novecento: la bomba e la sua deflagrazione sono il frutto di una logica concatenata di scoperte scientifiche, innovazioni tecnologiche, dubbi e crisi di coscienza. Un processo che investe la cuspide direttiva della più grande potenza mondiale e alcuni dei suoi esponenti che sono sin dall’inizio consapevoli del tragico dilemma cui andavano incontro, sin dalla preparazione della bomba, per finire con la distruzione di una moltitudine di vite umane. Paolo Agnoli, nel suo libro, descrive questo intricato percorso come un susseguirsi di scelte tragiche e di dilemmi etici.
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