Libreria Torriani di Luigi Torriani (foto di Nicola Vicini)

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martedì 9 aprile 2013

Rossi a Manhattan. Comunisti nel paese sbagliato




Eric Salerno, "Rossi a Manhattan. Comunisti nel paese sbagliato. La mia famiglia" (il Saggiatore, pagg. 228)

Luglio 2010. Un fascicolo dell’Fbi arriva su una scrivania nel cuore di Roma. Seduto alla scrivania c’è lo scrittore e giornalista de Il Messaggero Eric Salerno e quel plico beige contiene la storia della sua vita: i documenti riservati riguardanti Michele Salerno, giornalista italiano comunista cacciato dagli Stati Uniti. Quell’uomo era suo padre.

È il 1923 quando Michele Salerno lascia Castiglione Cosentino per gli Stati Uniti. Non tollera il regime fascista nascente in Italia. Lui, comunista di famiglia cattolica, desidera un vivere intenso, dove la diversità di idee tra i popoli, le nazioni, sia elemento di incontro e non di conflitto. Ha voglia di guardare avanti e ora è nel paese giusto per farlo. Elizabeth Esbinsky, detta Betty, è poco più che una bambina quando viene portata in salvo in America. Alle sue spalle Chojniki, cittadina oggi incastonata tra Belarus e Ucraina, e una lunga scia di morte: le guardie bianche dello zar che combattevano contro i rossi, i pogrom, la guerra civile, le lotte antisemite. Betty porta con sé la coscienza ebraica e l’amore per la libertà di espressione. Michele e Betty si incontrano a New York, si amano. Fanno delle loro singole lotte una lotta comune e assieme assistono alle azioni degli antifascisti in Italia, all’ascesa della dittatura del generale Franco in Spagna, alla persecuzione dei comunisti americani durante la Guerra fredda. Sui giornali e in piazza, l’impegno nella difesa dei diritti umani e civili è la loro motivazione esistenziale. Eric Salerno racconta la storia della migrazione da un paese del Sud Italia, la lotta per sopravvivere nel Bronx, l’amore per una donna incontrata nel nuovo mondo, ma anche la caccia alle streghe anticomunista; e il 23 novembre 1950, il giorno della deportazione in Italia di Michele Salerno, quando i Servizi, che avevano bollato la lotta politica di Michele come un’attività di spionaggio, ebbero la meglio.

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