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martedì 16 aprile 2013
Uto Ughi. Quel diavolo di un trillo
Uto Ughi-Vittorio Bonolis, "Quel diavolo di un trillo. Note della mia vita" (Einaudi, pagg. 192)
Uto Ughi ha soltanto tre anni quando il suo primo maestro, l'amico di famiglia Ariodante Coggi, gli mette in mano un violino minuscolo, e glielo lega al collo perché non cada. Nasce cosí uno dei piú grandi talenti musicali del nostro tempo, un genio della musica che calca, ad appena sette anni, i palcoscenici dei teatri per i primi concerti in pubblico.
Questo libro ripercorre l'apprendistato del musicista, le lezioni con George Enesco, i concerti tenuti in tutto il mondo, i sodalizi artistici con i piú grandi interpreti degli ultimi cinquant'anni, e svela aspetti più privati dell'uomo Uto Ughi, grande amante della letteratura, dei viaggi e della natura.
Uto Ughi (Busto Arsizio 1944) è uno dei piú celebri violinisti del nostro tempo. Si è esibito in tutto il mondo, con le piú rinomate orchestre sinfoniche e i piú importanti direttori d'orchestra. La sua attività discografica è intensa e multiforme. Ha fondato i festival "Omaggio a Venezia", "Omaggio a Roma" e "Uto Ughi per Roma", impegnandosi per la valorizzazione della cultura italiana e dei giovani talenti. Il 4 settembre 1997 il presidente della Repubblica gli ha conferito l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce per i meriti artistici. Nell'aprile del 2002 gli è stata assegnata la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione. Suona lo Stradivari del 1701, appartenuto a Rodolphe Kreutzer, il celebre violinista a cui Beethoven dedicò una sonata, e il Guarneri del Gesú "Rose" del 1744, già proprietà di Arthur Grumiaux
"Si creò un buon giro di amici, strumentisti dilettanti che erano soliti riunirsi con il maestro Coggi a casa di mio padre per far musica insieme. Eseguivano il repertorio cameristico con passione. Io avevo circa tre anni: quando a sera arrivavano gli ospiti con i loro strumenti, m'infilavo sotto il pianoforte. Non c'era verso di togliermi da quella specie di tana per mandarmi a dormire, volevo sentire a tutti i costi le musiche che eseguivano. E quando mi accorgevo che qualcuno stonava o sbagliava le note, protestavo a modo mio, fischiando sonoramente. Avevo una grande voglia di suonare, di partecipare anch'io ai concerti. Avevo trovato due piccoli pezzi di legno, uno un po' piatto che mettevo tra il mento e la spalla, e un altro con cui... 'suonavo'! Giravo per casa felice, avevo il 'mio' violino"
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