Sergio Valzania, "I dieci errori di Napoleone. Sconfitte, cadute e illusioni dell'uomo che voleva cambiare la storia" (Mondadori, pagg. 238, rilegato, euro 19).
Lo storico Sergio Valzania (Università di Genova, LUISS di Roma) affronta la figura di Napoleone dal punto di vista della storia militare e della geopolitica, individuando dieci grandi errori che ne hanno segnato la parabola politica (rott...ura della pace di Amiens, battaglia di Trafalgar, editto di Berlino del 1807, Giuseppe posto sul trono di Spagna, la campagna di Russia, l'avanzata oltre Smolensk, i 35 giorni a Mosca, l'armistizio del giugno 1813, il rifiuto delle offerte di pace del 1814, la scelta dei comandanti nella campagna del Belgio).
"Napoleone fu sempre innanzitutto un militare: l'aver appreso alla perfezione il proprio mestiere, essere un valoroso soldato, gli procurò le maggiori soddisfazioni, ma lo portò anche a scegliere sempre le vie della guerra a scapito di una più promettente politica diplomatica. Le sue capacità di tattico sono fuori discussione: a determinare la sua sconfitta fu piuttosto l'incapacità di comprendere i fenomeni della geopolitica e della grande strategia, i rapporti di forza sottostanti ai conflitti maggiori, le tensioni prodotte 'dalle impalpabili volontà dei popoli' che non la forza militare di un avversario più capace di lui sul suo terreno d'elezione".
Lo storico Sergio Valzania (Università di Genova, LUISS di Roma) affronta la figura di Napoleone dal punto di vista della storia militare e della geopolitica, individuando dieci grandi errori che ne hanno segnato la parabola politica (rott...ura della pace di Amiens, battaglia di Trafalgar, editto di Berlino del 1807, Giuseppe posto sul trono di Spagna, la campagna di Russia, l'avanzata oltre Smolensk, i 35 giorni a Mosca, l'armistizio del giugno 1813, il rifiuto delle offerte di pace del 1814, la scelta dei comandanti nella campagna del Belgio).
"Napoleone fu sempre innanzitutto un militare: l'aver appreso alla perfezione il proprio mestiere, essere un valoroso soldato, gli procurò le maggiori soddisfazioni, ma lo portò anche a scegliere sempre le vie della guerra a scapito di una più promettente politica diplomatica. Le sue capacità di tattico sono fuori discussione: a determinare la sua sconfitta fu piuttosto l'incapacità di comprendere i fenomeni della geopolitica e della grande strategia, i rapporti di forza sottostanti ai conflitti maggiori, le tensioni prodotte 'dalle impalpabili volontà dei popoli' che non la forza militare di un avversario più capace di lui sul suo terreno d'elezione".
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