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martedì 16 luglio 2013
Come lo Stato truffa i giovani
Gianluca Barbera, "Come lo Stato truffa i giovani con il sistema pensionistico e altri saggi" (Barbera, pagg. 96)
"Non potrà reggere a lungo la bugia che oggi va di moda raccontare, ossia quella secondo la quale sarebbero i nonni o i padri, con le loro pensioni, a contribuire al mantenimento di tutti quei giovani il cui reddito - quando hanno la fortuna di averlo - consente loro a malapena di sopravvivere. In questo caso la verità non è stata storpiata ma addirittura capovolta. Basta domandarsi: chi paga le pensioni dei nonni e dei padri? La risposta è fin troppo ovvia. (...) Qualcuno dovrà spiegare perché nel nostro Paese le generazioni più anziane sono andate in pensione ben prima di 59 anni (il 32% delle pensioni oggi è erogato a persone con meno di 65 anni), nel pieno delle forze, mentre le giovani generazioni ci andranno non prima di 67 anni, spremute come limoni, con in tasca un assegno mensile più basso del 20-30% (per effetto del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo) , pur avendo versato una mole di contributi previdenziali molto più ingente sia in termini percentuali che in valori assoluti - basta ricordare che nel 1969 (anno d'introduzione del sistema retributivo) l'aliquota contributiva per i lavori dipendenti era appena del 19,6%, mentre oggi è del 33%. (...) Oggi chi lavora versa, tra contributi e tasse sui redditi, circa il 45% dei propri guadagni a chi è in pensione, mentre quest'ultimo, quando lavorava, trasferiva ai pensionati di allora non più del 30% del proprio stipendio. (...) Che colpa ne hanno le nuove generazioni? Perché devono essere loro a pagare per la dissennatezza di chi li ha preceduti? (...) Qualcuno dovrà spiegare perché nel nostro Paese le generazioni più anziane hanno goduto e continuano a godere di formidabili tutele sociali e professionali e perché quelle più giovani non ricevono che batoste. (...) Davanti al tribunale della storia qualcuno sarà chiamato a rispondere del fatto che una generazione ha potuto spogliare un'altra a questo modo e continua a farlo impunemente. (...) Ogni nuovo nato viene al mondo con un debito virtuale di trentamila euro lasciatogli in eredità dalle vecchie generazioni. (...) Quella delle generazioni più anziane è davvero una logica esemplare. E' come se in una famiglia arrivasse un nuovo figlio e la spesa familiare continuasse a essere ripartita come prima, senza riservare un solo centesimo al nuovo nato"
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