Daniel Arasse, "Non si vede niente. Descrizioni" (Einaudi, immagini, pagg. 170)
Cosa accade quando si guarda un quadro? A cosa si pensa? Cosa si immagina? In che modo descrivere quello che si vede o si crede di vedere? E come può lo storico dell'arte interpretare davvero un quadro di cui crede di vedere tutto, mentre in realtà vede poco o niente?
In sei brevi finzioni narrative che si presentano come altrettante indagini sull'evidenza del visibile, da Tiziano a Velázquez, da Bruegel a Tintoretto, lo storico dell'arte Daniel Arasse propone delle vere e proprie avventure dello sguardo.
Un punto accomuna le opere considerate: la pittura rivela la sua potenza abbagliandoci, dimostrando che, paradossalmente, quando osserviamo un quadro non vediamo niente di quanto esso ci mostra. Non si vede niente, ma questo «niente» è lungi dal significare «nulla». In realtà, tutto ciò che serve per descrivere e interpretare un'opera d'arte è già sotto i nostri occhi, si tratta solo di attivare la nostra capacità di guardare per cogliere fino in fondo ciò che un'opera mostra ed esprime. Scritto da uno degli storici dell'arte piú innovativi del secondo Novecento, con stile spigliato e divertente, questo libro ci avvicina alle infinite suggestioni della pittura, invitandoci a osservare ogni quadro nei dettagli e sempre come fosse la prima volta.
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